di Gabriele Corona
(Sanniopress) – Ho letto con l’attenzione che in genere riservo agli articoli pubblicati su Sanniopress, l’editoriale “Benevento tra romanzo criminale e saggio politico” di Giancristiano Desiderio. Già in altre occasioni ho avuto modo di apprezzare lo stile dei suoi commenti senza peli sulla lingua, ma questa volta confesso di non averlo capito.
Egli sostiene, innanzitutto che “il duello rusticano tra Corona e Viespoli sia dettato da motivi personali” ma si sbaglia: non ho motivi personali per polemizzare con l’ex sottosegretario. Certo non sono mancati motivi di frizione per scelte dell’ex sindaco Viespoli che non ho condiviso, come ad esempio il Piano di Recupero di via Galanti, l’edificazione in Piazza Duomo, la gestione del PRUSST, la ipotizzata Centrale dell’Ansaldo a Sagliete. Per altre cose, però, ho avuto parole di apprezzamento, come la scelta di puntare sul programma di valorizzazione turistica della città di Benevento del 1998. Forse qualcuno ancora ricorda l’Educational riservato a dieci Tour Operators internazionali che invitati dalla amministrazione comunale visitarono la città ed incontrarono gli agenti di viaggio e gli albergatori sanniti, alla presenza del presidente nazionale dell’ENIT (Ente Nazionale Italiano per il Turismo) per definire pacchetti di viaggio e la partecipazione a qualificate iniziative promozionali in Italia e all’estero.
Fu una scelta che Viespoli fece con consapevolezza, convinto che il nostro patrimonio storico-artistico da solo non basta per creare turismo perché servono servizi qualificati che le amministrazioni pubbliche devono concorrere a creare. Ma questa considerazione credo sia oramai ovvia e condivisa ed è propria quella che emerge dall’articolo “L’Unesco è arrivata, adesso aspettiamo gli italiani”. E allora che cosa ha scatenato la reazione scomposta di Viespoli, che addirittura lo considera un servizio giornalistico “insultante”? Il senatore non ritiene di doverlo spiegare limitandosi, con il frasario che gli è solito, a definire l’articolo “approssimativo e raccogliticcio” accusando chi ha “contribuito a scrivere” cioè gli intervistati, di “intellettualismo saccente, falso moralismo e balbettio propagandistico”.
Al contrario io credo che la giornalista, Paola Zanuttini, abbia riportato senza eccessi l’attuale condizione della città che vanta il bellissimo Arco di Traiano, un complesso longobardo patrimonio dell’umanità, reperti egizi di grande valore, l’Hortus Conclusus gioiello della transavanguardia, ancora non valorizzati e sfruttati.
La giornalista si è limitata a segnalare che ancora con si capisce perché i turisti aspettano invano di sapere quali siano e se esistono, gli orari di apertura della chiesa di Santa Sofia, ma non ha scritto, come denunciano da tempo i cittadini che ancora conservano un po’ di amore per questa terra, che dinanzi ai monumenti più importati si gioca a pallone, che i vicoli sono sporchi, che il centro storico è in balia delle bande di teppisti del sabato sera, che il parcheggio abusivo nell’isola pedonale dovrebbe farci vergognare come le cacce dei cani sparse su tutti i marciapiedi.
Nell’articolo queste cose non si leggono e quindi, ripeto la domanda, per che cosa protesta Viepoli?
Davvero continuo a non rendermene conto al punto da pensare che gli abbiano dato fastidio le mie dichiarazioni sul riciclaggio di denaro sporco a Benevento, o sui i faccendieri concittadini implicati negli scandali della P3 e gli incarichi per la vendita dei beni pignorati, gli intrighi della P4 che hanno portato all’arresto in carcere di Alfonso Papa, parlamentare e magistrato, oppure la loggia massonica deviata che raccoglieva fondi per liberare con un colpo di Stato il Cabinda, ed infine i traffici intorno alle false polizze assicurative e il mancato arresto di Marco Milanese.
Sono questioni delicatissime sulle quali, come avrà notato anche Desiderio, Viespoli non ha detto una parola e per questo confermo la provocazione “se il senatore ritiene che Benevento sia una città tranquilla dovrebbe rinunciare alla scorta”. Si tratta di servizi, a volte negati a magistrati ed imprenditori minacciati pubblicamente, che costano moltissimo ai contribuenti e per questo devono essere assegnati per esigenze reali e non sulla base di presunte minacce delle fantomatiche Brigate rosse o per i rischi connessi con passati incarichi.
Se proprio per motivi che non sono noti il privilegio della scorta a certi politici deve essere confermata, che almeno sia usata con parsimonia, magari con la benzina a carico del parlamentare, ed in modo più discreto quando si passeggia nella propria città tranquilla, come hanno fatto autorevoli magistrati minacciati di morte in visita a Benevento.