(Sanniopress) – Una trentina di anni fa, non ricordo esattamente la data, Rai2 trasmise un servizio di Sandro Ruotolo sulla storia d’amore di due ragazzi beneventani osteggiata dalla facoltosa famiglia di lei che usava il suo potere per impedire in ogni modo ai due di frequentarsi. Il servizio giornalistico fece infuriare Clemente Mastella che pretese un’intervista su Rai2 per spiegare che la sua città era stata mal rappresentata.
La difesa del feudo da parte del leader di Ceppaloni incuriosì molti osservatori tra cui Beniamino Placido, chele su La Repubblica raccontò, incredulo, di aver assistito all’intervista “di un tal Clemente Mastella, autorevole deputato, mi dicono, di Benevento, il quale, roteando gli occhi bovini e muovendo la testa come il torello che si appresta a tirare una cornata” sosteneva candidamente che “i panni sporchi si lavano in famiglia”. Come a dire che tra noi possiamo lamentarci del modo perverso con il quale vengono amministrate le nostre comunità ma nessuno dall’esterno deve sapere veramente che cosa succede.
Dopo 30 anni, nell’era della comunicazione diffusa, tra il proliferare di giornali on-line, blog, televisioni private e social network, pensavo che questa sorta di ridicola censura fosse ormai cosa d’altri tempi. Ci ha pensato invece Pasquale Viespoli a confermare che le classi dirigenti di questa città non perdono un vecchio vizio ‘provinciale’.
Il senatore ha fatto appello alla necessaria difesa del nostro buon nome per criticare chiunque si permetta semplicemente di notare le piccole, strane e assurde vicende che accadono a Benevento. Viespoli se l’è presa con la giornalista di La Repubblica per il pezzo pubblicato ieri su Il Venerdì dal titolo: ‘L’Unesco è arrivata, adesso aspettiamo gli italiani’.
In sintesi l’articolo ci ricorda che a Benevento esiste un patrimonio storico culturale ed artistico di grande rilevanza che però è mal curato e non utilizzato, soprattutto dal punto di vista turistico. Questa è la pura verità, non capisco perchè Viespoli si risente. L’ex sindaco precisa di non avercela tanto con la giornalista, che pure lo ha completamente ignorato, ma piuttosto con coloro che le hanno dato le informazioni.
È probabile che si riferisca alle mie dichiarazioni con le quali ho evidenziato, come sostengo da tempo, che in questa città, da molti considerata ‘tranquilla’, sono attivi 5 clan camorristici ed emerge sempre di più un tasso di corruzione davvero preoccupante. Diversi faccendieri, come hanno dimostrato recenti inchieste giudiziarie, hanno agito e continuano ad agire con truffe clamorose proprio in questa città e a livello nazionale. È questo che non si deve sapere?
Viespoli è davvero convinto che di questi fatti non si deve parlare perché la nomea di città tranquilla deve essere in ogni modo difesa? E allora perché non rinuncia alla scorta?
Quando era sindaco, cioè 17 anni fa, qualcuno sparò nei vetri della sua auto e poi da sottosegretario ricevette minacce da un gruppo di disoccupati organizzati campani. Ma ora che pericolo corre? Perché in periodi di ristrettezze economiche non rinuncia ad utilizzare l’auto pagata dallo Stato, con la benzina pagata dai contribuenti e con una scorta che impiega 4 uomini a rotazione, che lo accompagnano anche a fare shopping, senza naturalmente porsi neppure il problema del parcheggio?
In periodi di crisi come questo il senatore Pasquale Viespoli con il lauto stipendio che percepisce dallo Stato potrebbe pure farla la bella figura di rinunciare a questi privilegi! Questo gesto potrebbe convincere Clemente Mastella a fare lo stesso, rinunciando alla solita ‘parata’ per le vie del centro. La scorta che il prefetto non ha assegnato ad un magistrato beneventano, pedinato e minacciato da un serial killer, è invece confermata all’ex ministro più o meno ogni sei mesi quando riceve, puntualmente, le presunte minacce di un presunto nucleo delle Brigate Rosse che, a quanto pare, esiste solo per tenere di mira Mastella e che scompare ogni volta che la scorta viene confermata.
* presidente Altrabenevento