(Sanniopress) – Raffaele Del Vecchio colpisce ancora. Ma questa volta ha ragione. Dice: “Le palle appese di Natale non sono strategiche”. Verissimo. Ma non per i motivi che può pensare lui e neanche per quelli che potete pensare voi. Ha ragione per il semplice motivo che ciò che pericolosamente funziona a Benevento, fatta eccezione per il clamoroso flop natalizio, è proprio la “strategia delle palle appese”. Ne volete una prova? Ve ne do due.
Agli operai e alle operaie degli ex consorzi dei rifiuti senza rifiuti li stanno riempiendo di palle. Pare ci sia un progetto, ma è un progetto non operativo, quindi non serve a niente. La Regione sembra lo abbia ideato, la Provincia forse lo ha elaborato, e il Comune di Benevento lo ha stoppato (e, per una volta, non ha torto) ed è stato anche pubblicato sul Burc. Il punto in questione è sempre il solito: ma chi ci mette i soldi? Così la canzonatura va avanti da mesi e mesi. All’ultima conferenza stampa che c’è stata, quella di Costantino Boffa, sono riusciti anche a essere in disaccordo con se stessi. Non c’è accordo tra Provincia e Comune, tra Aceto e Lepore, tra comuni e sindacati. Non c’è accordo su quando si lavorerà, dove si lavorerà, se si lavorerà, se si sarà pagati e da chi. Non c’è accordo su niente e l’unico accordo maturato è quello che dice “aspettate, stiamo provvedendo, adesso risolviamo”. Appunto, è questa la strategia delle palle appese di Natale. Ma state attenti, perché questa delle palle è una strategia pericolosa. La politica dovrebbe limitare i costi sociali della crisi ma non ha il coraggio né le palle per dire la verità e così adotta la strada più pericolosa per tutti: la strategia delle palle appese che ora farà danni a tutti. Ora, infatti, la storia degli operai ex consorzi, sembra giunta al capitolo finale. Purtroppo, ci è giunta nel peggiore dei modi. Tanto che la politica fa un passo indietro e mette avanti i tecnici. Che tristezza.
La piattaforma logistica e il data center di Poste Italiane. L’accordo è stato già siglato ma che tutto sarà pronto a breve è un’utopia. I tempi sono lunghetti: ci vorranno dodici mesi e più per avere il progetto esecutivo e più di tre anni per completare i lavori. Dunque, si tratta di una cosa che è di là da venire e farla vedere come la luna nel pozzo non fa bene a nessuno. Inoltre, quanti posti di lavoro produrrà? C’è chi dice un centinaio e c’è chi dice il doppio. La realtà è più vicina al primo numero. Ma c’è un altro ma. Questo: che tipo di lavoro sarà? Gli occupati non saranno presi tra i disoccupati generici ma tra i disoccupati specializzati o tra gli occupati qualificati. Dunque, pensare che il data center sia la soluzione di tutti i mali è una fesseria. Naturalmente – e lo dico per evitare equivoci – sia la piattaforma logistica sia il data center sono cose buone e giuste sulle quali investire. Ciò che è sbagliato e pensare a progetti del genere come si pensava una volta allo sviluppo industriale: arrivano i capitali, si apre la fabbrica, noi ci mettiamo a posto e c’è lavoro per tutti. Questa è una palla appesa. L’idea che i beneventani possano essere manodopera è fuori dalla storia ossia fuori mercato. Più che manodopera i beneventani devono imparare a essere cervellidopera. Il mondo è cambiato (da un bel po’).
Dunque, Raffaele del Vecchio ha ragione: le palle appese non sono strategiche. Ma, tanto per concludere in bellezza, voi il “presepe più bello del mondo” dove lo collocate: tra la strategia lungimirante da me definita “strategia Zazo” o tra la strategia delle palle appese?
la seconda che hai detto…