(Sanmniopress) – Scriveva Tocqueville che uno dei pericoli letali che incombe sulla democrazia è il pericolo, micidiale, di un progressivo allineamento della ‘maggioranza’ alla mediocrità. Uno scrittore non si costruisce a tavolino, scrive magistralmente Giancristiano Desiderio, ma se anche fosse, per assurdo, così, sotto l’arco di Traiano il tavolino non c’è, nè c’è la penna o il calamaio.
Anzitutto Benevento è una città con una scarsa vocazione filosofica. I cartelloni culturali accolgono molteplici, anche lodevoli, iniziative, ma spesso, troppo spesso, la cultura è paillettes, rassicurante spettacolo, seducente e talvolta costosissima decorazione, ma raramente speculazione, pensiero, riflessione.
E’ completamente assente la concezione della cultura come “profumo del complesso”, come interrogazione sul senso delle cose che è poi la cifra più autentica di ciò che la cultura ha rappresentato nella civiltà occidentale.
Se si eccettuano alcune, rade iniziative, la filosofia, ad esempio, è la “grande assente” della cultura cittadina: qualche convegno al “Giannone” (in collaborazione, il che dimostra il senso d’inferiorità che nutriamo, con la Federico II), qualche iniziativa isolata. Poi poco, pochissimo altro.
Relegata nelle algide aule di scuola, proprio come non dovrebbe essere: perchè la filosofia è vita, uno strumento privilegiato benchè arduo, per interpretare ed analizzare il reale, un mondo affascinante, pieno di misteri e di scoperte, che qui continua a restare off-limits. Si finisce, implicitamente, per realizzare ciò che temeva il filosofo scozzese David Hume: ” E’ brutale ed ignorante – spiegava il grandissimo pensatore anglosassone – offrire in pasto all’uomo volgare un pregiudizio generale contro tutto ciò che egli non riesce facilmente a capire e si respinge così ogni principio che richieda un ragionamento complesso”.
L’appiattimento verso il basso, la signoria della mediocrità, l’idiosincrasia per tutto quello che richiederebbe uno sforzo, un lavoro di comprensione, la falsificata immagine secondo cui la cultura è un biglietto per una ‘seratina’ a teatro o una folle spesa per un ‘opera di dubbio gusto.
In una città ecclesiastica, sempre secondo la definizione di Giancristiano Desiderio, la cultura cattolica è ridotta a qualche concertino da camera nelle chiese cittadine, non esiste una sola rivista, nemmeno un sito (che pure nascono come piovesse), che parli al Sannio ed ai sanniti, di cultura, che interpreti in luogo di raccontare, che passi in rassegna o recensisca libri, pubblicazioni o opere d’arte; la cultura è vissuta come un hobby, un passatempo.
Avvocati raccontano di storia, medici di medioevo (il che sarebbe come se Jacques Le Goff operasse le appendiciti), pochi, pochissimi e isolati, promuovono la ricercatezza nello stile, la competenza nell’analisi. La storiografia è ferma al sempiterno Vergineo, la filosofia addirittura a Martignetti, poco più di un buon traduttore.
Non esiste satira che irrida o dissacri il potere cittadino, tutto a Benevento deve essere semplice, facile, scorrevole: ciò che della vera cultura è l’esatto contrario!
E’ il mondo intero che ha smesso di ascoltare i filosofi, perchè la filosofia da tempo non dà più risposte utili all’uomo contemporaneo. Tutto questo voler rendere soggettivo qualunque giudizio su ciò che è arte e cultura non fa altro che allontanare chi realmente CREA arte e cultura. Signori, fatevene una ragione, il tempo delle vacche grasse è finito, e non c’è più spazio per artisti incompresi. Se questo pubblico non piace cambiate palco.
all’autore disinformato sulla realtà ecclesiale consiglierei una visita al Centro di Cultura dell’Università Cattolica fondato nel 1970, con la speranza che uno sguardo all’elenco delle attività nei vari settori della cultura proposte nel corso di questi quaranta anni lo aiuti ad emergere dal mare di pregiudizi e di luoghi comuni che puntualmente copre, fino a farle morire, le menti di alcuni. dopo una prima visita mi auguro che convincerà ad andare con lui pure Giancristiano Desiderio, che della locale storia ecclesiale mostra di conoscere solo Padre Pio.
siamo alla fine dell’anno, è doveroso nutrire speranze e anche farsi degli auguri, o no?