(Sanniopress) – Io la “Valle Caudina” la conosco bene. E la frequento spesso. Ogni giorno, andata e ritorno, da cinque anni ormai. Con ogni tempo. Al freddo e al gelo o con il caldo insopportabile dell’estate. Insomma, voglio o non voglio, questo è il mio passo. Un passo lento, lentissimo, in alcuni giorni estenuante.
Lavoro a Napoli. E la mia è una via crucis quotidiana con 11 stazioni e molte altre interruzioni fuori programma. Mai giustìificate o semplicemente annunciate dal personale di viaggio. Nessuna spiegazione anche se il treno rimane in panne nell’aperta campagna per un tempo interminabile. Imprevisti all’ordine del giorno che lasciano i passeggeri, compagni di sventura, nel più totale abbandono. Riusciremo a tornare a casa? Oppure a raggiungere il posto di lavoro. La domanda si legge sui volti rassegnati mentre un giro di telefonate dirette a chi prende la corsa precedente è d’obbligo. Che fine hanno fatto loro? Dove si sono arenati… Che fine faremo noi tutti costretti a viaggiare in condizioni di disagio crescente?
Intanto i vertici della la Valle Cudina annuniano nuovi tagli, il servizio di autobus non garantisce niente causa mancanza del carburante. E nei giorni festivi raggiungere Napoli oppure far ritorno a Benevento è possibile solo con mezzi privati. Il peggio, insomma, deve ancora arrivare.
Non c’è da stare allegri. E in effetti noi pendolari lo eravamo già poco. Costretti a viaggiare su treni scomodi, sporchi, con i finestrini rotti e le tappezzerie sudice. Sempre più spesso con due carrozze, anche il venerdì che il treno è affollatissimo per il ritono degli studenti. Pochi , di questi tempi, possono permettersi la casa in fitto a Napoli. E quindi in piedi fino ad Acerra se va bene o a Cancello, dove scende un numero consistente di extrracomunitari. E poi a passo d’uomo lungo tutta la valle Caudina. Il ritorno di venerdì è un incubo in piena regola, un copione già letto da troppo tempo ormai. E, infine, ogni anno a dicembre l’orario dei treni subisce una leggera variazione, sempre a scapito dei pendolari, degli abbonati che continuano a pagare un canone, che è un vero e proprio pedaggio. Senza nessuna garanzia.