(Sanniopress) – Giuro che questo è l’ultimo articolo che scrivo sul Natale a Benevento. Non ne posso più. Voglio lasciar perdere il Natale virtuale e dedicarmi al Natale reale. Non posso stare sempre dietro a sindaci, vicesindaci, assessori: questi hanno poco da fare e io, invece – come voi, tutta gente normale – devo stare dietro a tremila cose. L’ultima cosetta, però, su Raffaele Del Vecchio la voglio dire. E, credetemi, non è a lui sfavorevole. Anzi, mi è simpatico e gli voglio dare un consiglio spassionato: smettila di avere il broncio e ritorna a parlare alla città come facevi quando eri sulla cresta dell’onda (dei capelli).
Vi voglio fare una domanda. Secondo voi, se invece di andare tutto storto fosse andato tutto dritto, il nostro eroe, Raf, si sarebbe mostrato o si sarebbe rintanato? Se il corso fosse stato un trionfo di riflessi di luce e colpi di luna, e se il presepe griffato a Piazza Castello fosse stata l’ottava meraviglia del mondo, Raf si sarebbe mostrato come luce tra luce? Alla Parola del Signore avrebbe aggiunto anche il suo verbo da dolce stil novo? Insomma, non credete che avrebbe – giustamente – fatto le cose in grande fino in fondo con una conferenza stampa insieme a Giuseppe e Maria? Io – come voi – credo proprio di sì. Allora, ora perché tace? Perché questo silenzio assordante?
Vi voglio fare un’altra domanda. Secondo voi, un politico che sia un politico o anche solo un amministratore che sia un amministratore è tale perché parla solo quando vince o è tale perché parla anche quando perde? Io credo – e so che anche voi la pensate così – sia giusto e istituzionalmente corretto che un politico parli non solo quando deve elogiare le sue opere e gesta ma anche e soprattutto quando deve spiegare e render conto dei cattivi risultati. Io credo – e so che anche voi la pensate allo stesso modo – che un buon politico o un buon amministratore è quello che sa prendersi gli onori proprio perché si sa sobbarcare gli oneri. Io credo – e qualcosa mi dice che anche voi siete dello stesso avviso – che un buon politico, soprattutto quelli che sono a capo di una città, debba essere pronto a metterci la faccia sia nella buona sia nella cattiva sorte. Io credo – e so che anche voi siete d’accordo con voi stessi – che è troppo comodo essere in prima fila quando va tutto bene madama la marchesa ed è ancora più comodo ma sommamente ingiusto e antipatriottico – sì, antipatriottico, lasciatemi esprimere così – scomparire dalla prima fila e dalla sala quando c’è da dar conto del pessimo spettacolo.
Riepilogando: se tutto fosse andato per il verso giusto il giovane vicesindaco Del Vecchio sarebbe stato qui “a miracol mostrare” ma siccome il presepe più bello del mondo non c’è anche il vicesindaco più bello del mondo si è rifugiato in una grotta. Ora, caro Raffaele Del Vecchio – e te lo dico in modo spassionato, perché è bene che tu sappia che non ti devi guardare dalle mie critiche, ma dai tuoi stessi compagni di viaggio che son pronti a scorticarti vivo – ora, caro vicesindaco, devi fare tutto il contrario: ti devi mostrare, devi parlare, devi spiegare perché un buon politico che aspira, come tu aspiri, a fare il sindaco di Benevento, deve dimostrare di saper affrontare le situazioni a lui avverse.
Non tutto è perduto, conserva l’onore, gli oneri e forse riavrai le onorificenze che brami. E’ da sciocchi scappare perché chi si difende in situazioni avverse è degno di rispetto e fa simpatia. Inoltre, ti devo anche confessare un’altra cosa: la tua idea di un’opera d’arte importante in ogni quartiere della città non è male anche se rivela una megalomania di fondo. La realizzazione, quella sì, è stata pessima. Ma non basta avere una buona idea per essere un buon (vice) sindaco. Ciò che conta è capire cosa si può fare e si deve fare a Benevento con Benevento. Preferisci le scorciatoie ma, come vedi, portano fuori strada. Il modello Benevento-Unesco non significa allestire una bella vetrina, ma lavorare sodo nel retrobottega. Tu qui hai perfettamente sbagliato e se per il futuro vuoi continuare a sbagliare in più alto grado allora devi imparare dai tuoi stessi errori.
Il tuo vero errore, infatti, non è quello di aver commesso un errore ma quello di non riconoscerlo. Io credo – e so che anche i miei lettori lo credono e so che lo credi anche tu e se non lo credi è bene che inizi a crederlo – che i cittadini non si fidano di chi non sa riconoscere gli errori, mentre apprezzano, perché ne riconoscono il tratto umano, il politico che si sa presentare loro e dire “ho sbagliato”. Fallo o sbagli due volte.
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