(Sanniopress) – La movida beneventana cambierà quando ci scapperà il morto. Lo sanno tutti ma nessuno lo dice. Io lo scrivo ma non conta niente. Diciamo allora che lo scrivo a futura memoria. Perché quando qualcuno ci rimetterà le penne sentiremo il lamento delle prefiche e le solite parole di circostanza e soprattutto qualcuno dirà che il dramma si sarebbe potuto evitare se solo ci fosse stata una minima vigilanza notturna, se solo non ci fossero state le automobili fin sopra i tetti delle case, se solo si fosse almeno provato a governare il fenomeno invece di fottersene. La futura memoria non serve a salvare la pelle a nessuno ma almeno a qualcuno gli si potrà dire “scusa, ma tu dov’eri quando con denunce, articoli, comitati ci si è dannati l’anima per dire fate il vostro dovere di amministratori?”.
L’altra notte a Piazza Piano di Corte è andato in onda un film che abbiamo visto tante volte anche in altre “sale” della città. Rissa, botte, musica alle stelle, piazza peggio di una stalla e l’ambulanza che sembra un’astronave capitata lì per caso e che non sa più come deve andar via. L’ambulanza dovrebbe ripartire, bisogna fare spazio, spostare le automobili ma tutto procede come se nulla fosse: le auto non si muovono, la musica impazza, l’ambulanza è immobile. Ho letto cose su questo sconcio che voi lettori non potete neanche immaginare. Non le riporto perché sono buono. Fatto sta che quando si fanno delle critiche ragionevoli bisogna anche fare nomi e cognomi. E qui il nome e cognome da fare è quello del sindaco e del prefetto: l’ordine pubblico è affare vostro, datevi una mossa.
Illusione. Non cambierà nulla perché il governo, l’amministrazione, la cura del territorio e della vita cittadina non rientrano nella tradizione municipale di Benevento. Bisogna prenderne atto. Questa era una cittadina tranquilla, ma così tranquilla e dormiente che l’ordine pubblico, al di là di piccole cose, si è sempre garantito da sé. La movida è un fenomeno nuovo. Non vi sono precedenti di nessun genere. Le feste di piazza e le varie rassegne estive non costituiscono dei precedenti perché appartengono ad un’altra tradizione e ad altre generazioni. La movida è davvero una cosa dell’altro mondo. E davanti alle cose dell’altro mondo sapete cosa si fa o si preferisce fare? Ci si gira dall’altra parte. Le si ignora. Come se non esistessero. Tanto la movida va in scena di notte, quando non c’è luce, quando regna il buio.
La movida è un fenomeno nuovo che Benevento ha sostanzialmente sprecato. Perché è chiaro che non tutto è da buttare della movida. Bisogna evitare eccessi e cafonate. Ma nessuno si pone il problema del governo del fenomeno. Anzi, il concetto di “governare qualcosa” è lunare, nel senso che non appartiene alla Terra ma sta sulla Luna come il senno di Orlando e di Astolfo. C’è uno scollamento tra amministrazione e realtà: chi amministra ritiene che il mondo reale non gli competa e si occupa d’altro. La realtà – questa Grande Stronza – lo disturba. Senza governo accade che tutti sono contro tutti: abitanti, locali, giovani, meno giovani, vigili, comitati. Le licenze commerciali sono diventate licenze notturne. A Piazza Piano di Corte ho contato una cosa come venti locali, ma erano tutti regolarmente chiusi. Volevo prendere, insieme con alcuni amici che erano venuti a visitare Benevento, un caffè e un gelato ma non è stato possibile perché tutti i locali pubblici erano chiusi. Tutti. Ma se passate a notte fonda da quelle parti tutti sono aperti: il controllo e il governo delle licenze commerciali sono letteralmente scappati di mano all’amministrazione che non è in grado e non vuole porsi il problema della mediazione tra vita civile e vita notturna, ordine e quiete pubblica e musica e divertimento organizzato. Le cose cambieranno quando ci scapperà il morto. Ma, a quel punto, sarà troppo tardi per avere anche il contributo della movida alla crescita sociale della città. Sarà soltanto un’altra occasione sprecata.
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