(Sanniopress) – Consiglio comunale aperto significa, in buona sostanza: chiunque abbia un ruolo politico nel circondario provinciale o sia originario dello stesso circondario può venire a sciorinare liberamente la sua sentenza, senza conduttore nè contraddittorio. Altro che Monti da Bruno Vespa. E così il consiglio comunale aperto convocato dal sindaco di Arpaise Filomena Laudato si è trasformato esattamente nell’unica cosa che avrebbe mai potuto essere: una passerella inutile.
Alcune cronache del giorno dopo (per chi non lo sapesse, il “giorno prima”, cioè ieri, era la ricorrenza del primo anniversario dalla terribile frana avvenuta lungo la Strada Provinciale 1 in località Covini, comune di Arpaise) raccontano questo 3 dicembre esclusivamente attraverso le parole che, appunto, sono state sciorinate nel consiglio aperto, svoltosi alla presenza di qualche politico sannita, di qualche parlamentare, di un paio dei soliti consiglieri regionali, di alcuni delegati della Provincia e di pochi sindaci dei comuni limitrofi. Al centro del racconto giornalistico, l’unico destinato a passare nella mente dei cittadini che per forza di cose non erano ad Arpaise, le parole del sindaco Laudato, che ieri ha potuto così festeggiare un anno di accuse alla Regione Campania, rea a suo dire di non aver dichiarato la calamità naturale per la frana di Arpaise.
Ma questo non lo dice solo Mena Laudato, lo hanno infatti ribadito quasi tutti i partecipanti al consiglio comunale e lo raccontano anche i fatti oggettivi. La regione infatti non ha dichiarato lo stato di calamità naturale. Questo è un fatto indiscutibile. Meno indiscutibile è invece l’atteggiamento di tutti coloro che hanno una qualche responsabilità politico-amministrativa nel Sannio e ad Arpaise, i quali hanno deciso di riunirsi per ribadire ciò che avrebbero potuto ripetere tranquillamente anche tramite qualche altro comunicato stampa: la colpa è della regione, sempre assente quando serve.
Peccato che oltre queste affermazioni, pur astrattamente condivisibili, non ci sia niente altro. E’ come se tutti questi politici considerassero la latitanza della regione un alibi straordinario, tanto che neppure fanno uno sforzo per non dare a vedere che proprio di un alibi si tratta. Perchè se, infatti, la regione ha le sue colpe, è anche vero che contro la decisione di non dichiarare la calamità naturale le chiacchiere stanno a zero. In altre parole, se la regione proseguirà con questo atteggiamento, i lor signori politici sanniti si sentiranno autorizzati a non fare nulla ad oltranza? Oppure finalmente ci si rimboccherà le maniche per fare almeno ciascuno il proprio compito fino infondo, lasciando da parte le parole e passando ai fatti?
365 giorni e non aver spostato un solo albero, una sola pietra e un solo secchio di terra caduti nella voragine di località Covini sono un po’ troppi. 365 giorni di proclami, dichiarazioni di principio, critiche e promesse sono altrettanto in eccesso. Ma d’altra parte c’era da aspettarselo: se una deputazione di rappresentanti istituzionali a vari livelli ha in mente di incontrarsi per decidere qualcosa di fattibile e concreto, probabilmente non lo fa in un consiglio comunale aperto (dove per definizione hanno peso solo le dichiarazioni dei membri del consiglio e della giunta, mentre tutti gli altri sono autorizzati a parlare al vento), e probabilmente non aspetta neppure che sia giunta una certa ricorrenza. Perchè insomma il sindaco Laudato non ha convocato gli enti preposti e gli illustrissimi politici sanniti qualche mese fa? Perchè l’incontro non è stato magari promosso dalla Rocca dei Rettori, cui spetta almeno una fetta di competenza a rimettere in sesto una strada che è di sua proprietà?
Ma all’interno del festival intitolato “La colpa è della regione”, non poteva mancare un premio speciale ad honorem dedicato alla regione stessa per la sua colpa aggiuntiva: quella di non aver risposto all’invito a partecipare al consiglio comunale aperto di ieri, facendo mancare la propria presenza. Come se fosse naturale, dopo mesi di silenzi ma anche di fondi stanziati che non si sa quando verranno spesi, che uno che sa di venire accusato e preso a calci si presenti all’appuntamento in cui deve essere accusato e preso a calci. Insomma, nella logica del consiglio comunale aperto sta racchiusa tutta l’assurdità della pretesa che vi prendesse effettivamente parte anche la regione. E di conseguenza non si può poi attribuire la colpa alla regione se ieri non si è approdati a nulla di nuovo.
Una logica, quella così gradita a Laudato ed ospiti, che ben si può chiamare “dello scaricabarile”, perchè la cosa più facile, per ben figurare agli occhi dell’opinione pubblica, è riunirsi tutti quanti insieme per puntare il dito contro l’unico assente, senza di contro indicare una soluzione alternativa che sia una. E magari quei barili i lor signori politici li avessero veramente scaricati al centro della frana! A quest’ora avremmo potuto riasfaltare la strada venuta giù quel 3 dicembre 2010.
In questo consiglio hanno detto tante di quelle menzogne pur di dimostrare a chi non sa quanto sono puliti, dimenticandosi che la verità è sotto gli occhi di tutti e che gli sfollati dopo un anno che è passato sono stati dimenticati. Che pur avendo strutture comunali chiuse da anni non intendono dare un tetto agli sfollati nè intendono farli lavorare per far sì che possano andare da loro strisciando. V E R G O G N A
Leopoldo