di Giancristiano Desiderio
(Sanniopress) – L’amministrazione di Fausto Pepe rischia di passare alla storia cittadina come l’amministrazione anonima. Il suo tratto distintivo è il silenzio, l’assenza, l’inconsistenza invece della voce, della presenza, della consistenza. Ogni sindaco e ogni amministrazione hanno un’ambizione legittima: lasciare un segno del proprio passaggio e del lavoro svolto. L’amministrazione Pepe, no. E’ come la Dormiente, in perenne letargo. Non c’è un settore significativo della vita cittadina per il quale si possa dire “questo è stato fatto dall’amministrazione Pepe”. Certo, sì, certo, c’è il “bollino blu” dell’Unesco. Pur volendo dare a Pepe ciò che è di Pepe – anzi, a Raffaele Del Vecchio perché è lui che ci ha creduto e ha lavorato, e gliene va dato atto – poi si converrà che l’anonimato amministrativo è riuscito nella non facile impresa di trasformare il riconoscimento Unesco in un boomerang: era un punto di forza e ora, in assenza di una svolta nelle politiche turistiche e culturali, è diventato il tallone d’Achille della giunta longobarda. Sono passati sei mesi e saremmo dovuti arrivare a Natale in grande spolvero, invece mentre Salerno e Bari offrono chilometri di luci con percorsi suggestivi e iniziative per i turisti, Benevento è al buio. L’amministrazione anonima è riuscita a passare da Bianco Natale a Natale in bianco. Effettivamente e senza eccessiva faziosità, c’è qualcosa che non va.
Il sindaco è al suo secondo mandato. Se nei primi anni aveva la preoccupazione della riconferma, ora è libero da questa ansia di prestazione e può fare il sindaco come si deve. Invece, no. Proprio quando ci sarebbe da vigilare ed essere svegli per continuare l’opera che gli fu lasciata da un’amministrazione non brillantissima ma che pur portò a casa un grande risultato che ha cambiato il volto della città: l’isola pedonale di corso Garibaldi. Quella fu una svolta caratterizzante e così Sandro D’Alessandro è giustamente indicato come il sindaco che ha segnato un punto, cambiato il passo, realizzato quanto si progettava da tempo. Il nuovo corso di Fausto Pepe avrebbe dovuto fin da subito continuare il vecchio corso di Viespoli-D’Alessandro e incamminarsi con fiducia su corso Garibaldi per allargare e rafforzare l’isola pedonale. Invece, fin da subito si rischiò di andare fuori strada con un passo indietro e il ritorno delle automobili. Poi, per fortuna, si rinsavì. Ma fu un pessimo inizio che, evidentemente, segnò l’amministrazione Pepe indirizzandola verso l’anonimato, verso l’ombra della ribalta.
E’ stato annunciato un ampliamento dell’isola pedonale, ma è rimasto l’annuncio. Al contrario, tutta l’area a ridosso dell’incantato chiostro longobardo è intasata di automobili. Le auto riguadagnano metri su metri in assenza non semplicemente di controlli, ma del recupero di strade e piazze alla vita cittadina e commerciale. Se D’Alessandro ha liberato il corso dalle automobili, Pepe (proseguendo nella politica delle licenze “facili” inaugurata dalla precedente amministrazione)ha riempito Piazza Piano di Corte di bar, musica notturna e aurorale, quattro e due ruote. Insomma, la politica per il centro storico doveva essere la prima preoccupazione dell’amministrazione Pepe, il suo fiore all’occhiello e invece è il suo lutto al braccio. La crescita di Benevento, sia in città sia fuori città, dipende in gran parte dall’immagine di città che può unire tanto la produttività quanto la cultura. Ma su questo terreno specifico, che è proprio di un’amministrazione che esprime classe politica e dirigente, si registra un arretramento complessivo rispetto al recente passato. E’ una sconfitta grave che non riguarda e non si può intendere solo buttando la croce sulle spalle del sindaco. E’ una squadra di uomini politici, anche con una certa storia alle spalle, che sta perdendo clamorosamente la partita.
Fausto Pepe è un ex mastelliano transitato nel Pd. Giunto, infatti, a Palazzo Mosti come uomo di Mastella, si è successivamente allontanato da Ceppaloni passando da un partito finito a un partito sfinito. La debolezza culturale della politica gli ha permesso di trovare un posto a sinistra in un mondo di ex (democristiani, socialisti, comunisti). Ma la politica del mondo degli ex ha trasformato l’avventura politica di Pepe nell’amministrazione anonima, l’amministrazione x. L’assenza di pensiero politico è la caratteristica di questi anni anonimi.
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