(Sanniopress) – A proposito della proposta del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, di concedere la cittadinanza ai bambini nati in Italia da immigrati stranieri, vorrei offrire ai visitatori la mia testimonianza.
Figlio di emigranti, sono nato cinquant’anni fa a Paterson, cittadina degli Stati Uniti d’America a forte presenza italiana (Gian Antonio Stella in una simpatica dedica al suo libro L’orda. Quando gli albanesi eravamo noi mi ha definito “italo-patersoniano”).
In base alla legislazione statunitense, che com’è noto si basa sullo ius soli, ho acquisito la cittadinanza di quel paese, oltre a quella italiana (in base allo ius sanguinis).
I miei genitori sono tornati in Italia quando avevo poco meno di dieci anni e da allora non sono più tornato negli States.
Nonostante ciò, il mio legame con quel paese resta indissolubile: insomma, mi sento un po’ americano oltre che italiano. E’ la terra dove sono nato e dove ho vissuto una parte della mia infanzia. Ancora oggi provo una grande emozione nell’ascoltare l’inno statunitense e nel vedere sventolare la bandiera a stelle e strisce. Ho sofferto tantissimo, da cittadino americano, nell’assistere alle immagini della tragedia delle Torri Gemelle e, ancora oggi, mi reco con religiosa partecipazione al Consolato di Napoli per rinnovare il passaporto ed esercitare i miei diritti di cittadino statunitense.
Alla luce di questa personale esperienza mi chiedo: perché negare la possibilità di sentirsi un po’ italiani ai bambini nati nel nostro Paese da immigrati stranieri?