(Sanniopress) – Forse nel 2011 abbiamo toccato uno dei punti più drammatici della crisi. Chi può affermarlo con certezza? Soltanto in seguito sapremo e potremo analizzare meglio i tanti errori.
L’incapacità di trovare una via d’uscita è paragonabile ad eventi come le alluvioni: intere comunità e addirittura il centro cittadino di Genova sommerso dalle acque piovane. Eventi atmosferici intensi e di breve durata che dovunque si verificano mettono in ginocchio la struttura organizzativa e commerciale. Seguono inevitabili le polemiche e piovono le accuse alla classe politica. Si cercano responsabilità negli errori progettuali o degli strumenti urbanistici, che magari non esistono neanche. C’è chi ribatte sull’imprevedibilità degli eventi e magari la polemica diventa sempre più accesa con reciproche accuse tra le parti.
Ma è proprio da Genova che è venuta una lezione di vita. Un gruppo di giovani si è armato di scopa, carriola, pala e secchio ed ha cominciato a ripulire la città inondata dal fango. Un lavoro silenzioso ed umile che ha consentito ai commercianti di rientrare nei propri negozi e riprendere l’attività. I cittadini, gli imprenditori con la stessa classe dirigente dovranno certamente discutere su quanto accaduto e magari evitare gli errori del passato.
Forse lo scenario potrebbe essere lo stesso. I giovani protagonisti di un nuovo rilancio dell’economia dopo l’inondazione della crisi. Già si intravede qualche iniziativa nei settori della cosiddetta nuova economia. Piccole attività nella ristorazione o accoglienza e nella produzione di vino, olio, pane. Si cerca di ricominciare a coltivare e far produrre la terra, rimasta incolta per troppi anni. Sarà questa ondata di nuova e vera economia ad eliminare tutti i lacci e laccioli che hanno bloccato e condizionato la sana impresa italiana.
* imprenditore