(Sanniopress) – La beneventana Gabriella Nuzzi ora è giudice a Latina. Come ha recentemente ricordato Gianni Barbacetto (Il Fatto Quotidiano del 3 novembre), ogni mattina percorre 400 chilometri per raggiungere la sua sede di lavoro da Napoli, dove abita con la famiglia.
E’ finita a Latina dopo che il Consiglio superiore della magistratura le ha inflitto la pena del trasferimento di sede e funzione. Prima era sostituto procuratore a Salerno e le era capitato di dover verificare le indagini di Luigi De Magistris, allora pm a Catanzaro.
“Alla Procura di Salerno erano arrivati esposti contro De Magistris e quest’ultimo, a sua volta, aveva denunciato reati in suo danno. Così nel novembre 2007 furono aperti due filoni d’indagine. Iniziammo a indagare con grande accuratezza”, ha spiegato Gabriella Nuzzi nella sua intervista a Barbacetto. “Poi, il 2 dicembre 2008, furono eseguite le perquisizioni negli uffici giudiziari di Catanzaro e sequestrati i fascicoli dei procedimenti Poseidone e Why Not, con un lungo e motivato decreto. Catanzaro reagì controsequestrando il fascicolo Why Not e fu montata l’enorme bugia della cosiddetta guerra tra procure. Intervenne sulla vicenda anche il capo dello Stato. E rapidissima arrivò la punizione: io trasferita a Latina, Verasani a Cassino e il nostro capo, il procuratore Luigi Apicella, fu sospeso dalle funzioni a dallo stipendio. Io fui punita con la perdita di 6 mesi d’anzianità, Verasani con 4 mesi. Perché tutto ciò?”.
Gabriella Nuzzi è ancora oggi alla ricerca di una spiegazione: “L’attenzione che ho ricevuto per le mie denunce, come magistrato, moglie e madre, è stata meno di zero. Nelle nostre indagini avevamo scoperto il meccanismo con cui si distrugge un magistrato. Avevamo visto che le inchieste di De Magistris – Poseidone, Why not e Toghe lucane – avevano toccato interessi e persone che non dovevano essere toccate. Avevamo scoperto un sistema trasversale di potere, con contatti anche dentro gli uffici giudiziari. De Magistris aveva messo il naso in cose dove non si doveva mettere il naso, aveva fatto perquisire Luigi Bisignani, stava anticipando l’indagine sulla cosiddetta P4. Per questo era stato fermato. E noi a Salerno avevamo scoperto il meccanismo di reazione: prima indebite pubblicazioni sulle indagini, riprese dal parlamentare di turno che creava il caso politico; delle fughe di notizie era subito accusato il magistrato titolare delle indagini, contro cui partivano procedimenti disciplinari e penali. A questo punto, montava la delegittimazione del magistrato , che veniva massacrato anche a mezzo stampa. Ecco le mie gravissime colpe. La prima: aver scoperto come si delegittima un magistrato come De Magistris e averlo scritto nella mia richiesta d’archiviazione depositata e resa pubblica nel giugno 2008. La seconda: aver raccolto le denunce di De Magistris e aver capito e scritto come gli erano state strappate le indagini”.
All’amarezza per la grave ingiustizia patita la Nuzzi ha dovuto aggiungere anche la rabbia per la campagna di stampa montata lo scorso ottobre da Il Giornale, su presunti “sms proibiti tra la pm e De Magistris”.
“Ma quali sms proibiti? – spiega ancora la Nuzzi a Il Fatto Quotidiano -. De Magistris fu autorizzato a informarci telefonicamente, tramite la polizia giudiziaria o direttamente, di ogni particolare d’interesse sulle sue inchieste e sulla sua sicurezza. Le sue dichiarazioni venivano verbalizzate in uffici giudiziari o in caserme alla presenza di un magistrato, della polizia giudiziaria e altri collaboratori. Ogni giorno informavo il procuratore degli sviluppi delle indagini e del contenuto delle comunicazioni di De Magistris. Ho riempito pagine e pagine di informative su De Magistris e gli altri magistrati inviate alla procura generale della Cassazione e al Csm. Credevo di essere trasparente e leale, ma sono stata a mia volta punita e delegittimata: sin dall’aprile 2008 iniziarono a circolare inquietanti voci che ero stata uditrice di De Magistris, che addirittura ero stata in vacanza con lui al mare, mentre in realtà non lo avevo mai visto prima della sua prima audizione, il 2 novembre 2007. E poi è stata montata l’enorme balla che le indagini della procura di Salerno sono state eterodirette da De Magistris”.
Barbacetto nel suo articolo ricorda che la Nuzzi, delegittimata dai colleghi e punita dal Csm, nel gennaio 2009 abbia clamorosamente dato le dimissioni dall’Associazione nazionale magistrati con una lettera molto polemica: “Ci hanno punito anche perché il nostro decreto di perquisizione degli uffici giudiziari di Catanzaro era di 1.400 pagine: troppo accurato, troppo motivato, come se ci fossero limiti alla possibilità di motivare. Eppure quel provvedimento è stato dichiarato legittimo dagli organi giurisdizionali competenti”.
Ora le nuove indagini condotte da Henry John Woodcock stanno dimostrando quanto fossero giuste le intuizioni del magistrato sannita e dei suoi colleghi di Salerno. “Sono convinta di essere stata illegalmente monitorata a partire da quel 4 giugno 2008, quando per la prima volta il procuratore Apicella si recò a Catanzaro per chiedere le carte del procedimento Why not, ritornandosene poi a mani vuote. Sono convinta che la cosiddetta guerra tra procure fu creata ad hoc per torturarci con interrogazioni parlamentari, ispezioni, procedimenti disciplinari e penali, per allontanarci dalla Campania e per distruggerci definitivamente agli occhi della pubblica opinione.
Dall’illegale controsequestro del Why not operato dalla procura generale di Catanzaro (su cui nessuna procura italiana, nonostante le denunce, ha mai indagato) scaturì un procedimento penale a carico mio, dei colleghi di Salerno e di De Magistris per abuso d’ufficio e interruzione di pubblico servizio. Il procedimento fu trasferito a Roma e assunto in carico dal procuratore aggiunto Achille Toro (nonostante dal decreto di perquisizione e sequestro emergessero nominativi di suoi conoscenti). E, guarda caso, furono acquisiti i tabulati telefonici miei e di De Magistris proprio a partire dal quel 4 giugno 2008. Alla fine il procedimento è approdato a Perugia, dove è stato definito con l’archiviazione.
Ma chi mi toglierà il fango che mi è stato buttato addosso? Oggi continuo a lavorare con l’impegno di sempre, andando ogni giorno da Napoli a Latina. Ma – conclude il magistrato beneventano – mi inquieta il silenzio delle istituzioni e della magistratura associata che avrebbero il dovere di tutelare i magistrati onesti”.
DALL’ARCHIVIO DI SANNIOPRESS:
> Magistrati sotto attacco: la sannita Gabriella Nuzzi intervistata da Exit (La7)
> Lettera aperta al giudice Gabriella Nuzzi