(Sanniopress) – La Regione toglie i treni, il Comune taglia gli autobus. Può la Benevento dell’Unesco rimanere nei giorni festivi senza treni per Napoli? Una città che aspira a diventare “europea” può mandare a nanna gli autobus alle nove di sera? Mi hanno raccontato che, la domenica, il pulman sostitutivo del treno, in partenza alle ore 19 da Benevento, arriva a Napoli, quasi sempre alle 21,30, impiegando quindi ben due ore e mezza. Un tempo lunghissimo ed un viaggio tortuoso tra paesi irpini, sanniti e casertani, con orari incerti, perché tutto dipende dal traffico. Ma non si doveva sviluppare il trasporto su ferro perché ritenuto meno inquinante? I più colpiti sono gli studenti universitari che a centinaia fanno ritorno nel capoluogo campano, proprio la domenica sera.La cancellazione dei treni aggrava l’isolamento di Benevento e della sua provincia, di un vasto territorio con quasi trecentomila abitanti. I comuni più danneggiati sono quelli della Valle Caudina, soprattutto Airola, Cervinara, San Martino,Rotondi,illusi e traditi da proclami e promesse. L’ammodernamento ed il potenziamento della Ferrovia Valle Caudina sono stati i cavalli di battaglia di tante campagne elettorali. Dall’alta velocità alla metropolitana regionale, mille discorsi svaniti nel nulla.Se non si riesce a garantire nemmeno il diritto alla mobilità dei ceti meno abbienti, dei giovani, dei potenziali turisti, la sconfitta è di tutti: istituzioni, partiti, sindacati.Per questo la protesta non può esaurirsi in un’interpellanza, in un consiglio comunale congiunto, in una dichiarazione sui giornali.
Benevento non ha mai avuto una rappresentanza istituzionale importante così nutrita.Una squadra di ben 11 parlamentari, proprio come quella del calcio, tra nazionali (Boffa, De Girolamo, Formichella, Izzo,Viespoli),europei (Mastella, Mazzoni), regionali (Colasanto,Del Basso De Caro,Lonardo).Quanti gol avrebbero potuto segnare per il loro territorio? Perché non alzano la voce? Perché i partiti ed i sindacati non prendono iniziative più incisive? Se non scatta una mobilitazione più forte, anche clamorosa ed eclatante, arriveranno altri tagli e sarà troppo tardi.
Lo stesso discorso vale per gli autobus urbani.Non c’è città italiana, né capoluogo di provincia, in cui le corse serali terminano alle nove. Un’azienda pubblica, come l’Amts, non ha come obiettivo prioritario il profitto, ma soprattutto quello di garantire il diritto alla mobilità di tutti i cittadini.La direzione dell’azienda ha comunicato che il bilancio è in attivo.Non si comprende allora perché si tagliano le corse prima delle sette del mattino e quelle dopo le nove di sera.
Si potrebbe, invece, razionalizzare il servizio, lasciando almeno una corsa alle 21,30 e l’ultima alle dieci.Non si può ragionare seguendo la mera logica delle quote di utenza.Perché penalizzare quei trenta, quaranta, cinquanta viaggiatori che usano gli autobus nelle ore serrali? Perché i comitati di quartiere non protestano? Perché non si lanciano petizioni popolari?
Gli utenti dei mezzi pubblici potrebbero aumentare.Basterebbe una campagna di sensibilizzazione, accompagnata da un piano di incentivi e facilitazioni. Come, ad esempio, l’abbonamento- famiglia, l’abbonamento settimanale che parte dal giorno in cui si timbra e non come adesso che va dal lunedì alla domenica. Perché non pensare ad iniziative tipo “Andare a cinema con l’autobus?”
Ci sono diversi modi per incoraggiare i cittadini a prendere l’autobus e portare più soldi nelle casse dell’azienda. Perché non attrezzare le fermate con display luminosi, che annunciano l’arrivo dei mezzi? Quante pensiline occorrerebbero ancora per render più tranquilla l’attesa?Ed i controlli dei senza biglietto sono sempre “giusti e rigorosi”? Il potenziamento degli autobus urbani consentirebbe di creare più occupazione, più isole pedonali e porterebbe un valido e decisivo contributo alla difesa dell’ambiente e della salute dei cittadini.