(Sanniopress) – Gentile presidente Cimitile, stento a credere che sia lei l’autore di questa nota così sgarbata e perfino offensiva sul piano personale nei miei confronti. Ci deve essere un errore. L’ira è un sentimento umano, forse anche troppo, e la comprendo. Lo so, lei è risentito con me perché negli ultimi tempi le ho mosso delle critiche dirette e quando ha letto l’articolo sul Corriere del Mezzogiorno che la criticava sulla sconclusionata vicenda della scuola di magistratura lei avrà pensato: “Ma questo ce l’ha proprio con me!”. No, presidente, mi creda, nulla di personale. Solo un libero esercizio di critica che non solo è legittimo ma anche necessario. Ecco, è il punto che più mi preme chiarire.
Forse non lo ricorderà, ma qualche anno fa a Benevento ci fu una disputa, finita in scontro politico, sul nome di Piazza Santa Sofia. L’amministrazione di centrodestra voleva applicare una delibera di un’amministrazione di centrosinistra che prendendo atto che quella piazza è indicata da tutti come Piazza Santa Sofia decideva di ufficializzare cosa e nome. Sennonché quella piazza è intitolata a Giacomo Matteotti e ne venne fuori una baruffa cittadina di cui di occupò persino il Corriere della Sera. Richiamo quei fatti, che nel pensiero rinnovano il sorriso, perché ci fu una manifestazione in cui avrebbe dovuto parlare l’architetto Nicola Pagliara ma i difensori di Piazza Matteotti glielo impedirono e, tuttavia, il combattivo Pagliara non si intimidì e opponendo la sua persona e la sua parola disse: “Bene, protestate, protestate, fate bene perché per la prima volta Benevento ha una piazza, questa città ha maledettamente bisogno di una piazza dove discutere”. Ci siamo, volevo arrivare qui: anche io come Pagliara credo che Benevento abbia bisogno di una piazza dove discutere in pubblico. Il suo risentimento, la sua ingiustificata idea di sentirsi offeso, deriva da qui: la critica pubblica è accolta sempre con fastidio, quasi come lesa maestà eppure senza critica è difficile se non impossibile avere buona vita politica e civile. Nel caso della scuola dei magistrati l’assenza di critica è palese e quando c’è qualcuno che la esercita è scambiata per offesa.
Le accuse che lei mi muove sono fuor di bersaglio. Si sofferma su fatti secondari e su altri in cui è evidente il tono ironico. Ma all’ira fa difetto l’ironia e non gliene faccio una colpa. Mi dice che ho scritto per sentito dire richiamando, forse inconsapevolmente, quanto un grande giornalista come Barzini jr. diceva proprio della politica italiana: “Si fa ad orecchio”. Che tutto sia stato fatto ad orecchio in questa vicenda, ormai, è chiaro a tutti. Nella risposta sul Corriere le ho dimostrato, citando le parole del ministro Nitto Palma in Parlamento, che la mia fonte sono proprio gli atti parlamentari. Tuttavia, anche gli atti parlamentari non sono indispensabili per capire cosa è accaduto. E cosa sia accaduto, ormai, lo sa anche l’immobile leone della Rocca, lo sa anche lei ma si guarda bene dal dirlo: la scuola di magistratura era stata assegnata a Catanzaro ma con il cambio di governo e ministro, Mastella decise di spostarla a Benevento. Ora, quando Mastella fece quello che a Catanzaro chiamano “scippo” – lei si sente di dire che hanno torto? – tutti si accodarono al ministro beneventano ritornato in auge e nessuno disse l’unica cosa che andava detta: “Caro ministro, ti ringraziamo per il pensiero, ma o la scuola spetta a Benevento legittimamente o è meglio che stia dove sta perché Benevento non può e non deve essere additata come una città che scippa le scuole e le istituzioni alle altre città”. Mastella fece, in sostanza, quella politica del territorio che giustamente è rimproverata alla Lega che addirittura ritiene di spostare i ministeri a Monza. Eppure, se lo fa la Lega è criticata, ma se da queste parti lo fa Mastella d’intesa con provincia, comune e università si tratta di politica istituzionale. Un evidente controsenso.
L’idea del ministro Mastella di spostare a Benevento la scuola di Catanzaro è all’origine di tutto il seguito di questa storia di serie C. I calabresi – regione, provincia – fanno ricorso, il Tar dà loro ragione, Nitto Palma decide nuovamente per Catanzaro e, come dice lei, i soldi investiti vanno in fumo. Ha ragione: è grave. Ma io che c’entro? Guardi che è lei l’amministratore, non io. Se vuole può attribuire tutto al destino che all’occorrenza è sempre cinico e baro, ma le cose stanno diversamente. Siete andati tutti dietro a Mastella quando invece si trattava di dirgli che il modo per mettere Benevento al centro di una politica comune deve essere diverso. Così l’accusa che le ha dato più fastidio è stata quella di essere definito “più mastelliano di Mastella”. Ha ragione anche qui, non lo è. Mastella, da buon cavallino di razza di mamma Dc, conserva pur sempre un altro stile.
Non se ne abbia a male. Glielo dico con affetto perché, in fondo, lei non è un politico ma un professore e del suo abito morale conserva delle evidenti ingenuità che le fanno onore. Mi ha invitato alla Rocca: se l’invito è ancora valido verrò a trovarla per stringerle, se vorrà, volentieri la mano. Mi stia bene
Suo
Giancristiano Desiderio