di Antonio Tretola
(Sanniopress) – “Chi muore giovane è caro agli dei”, dicevano i Greci. Ed infatti se esiste nel pantheon un dio della velocità, proprio lui si è portato via Andrea Simoncelli, come in un atroce, irragionevole scherzo del destino.
Era un virtuoso il grande Simo, uno di quei piloti che aveva consacrato la sua vita ad una passione, la più insidiosa, ma anche quella più ricca di emozioni.
La chiamano così, l’ebbrezza della velocità e per i piloti è più di un lavoro, più di una fonte di gloria e guadagno, è il senso stesso del mondo.
Tutto scorre, diceva il filosofo, per alcuni però quel fiume corre con la rapidità del fulmine e bisogna cavalcarlo, superare quella barriera del limite che per gli altri appare invalicabile.
Danzare sul filo del rasoio è per il pilota un’ abitudine, la categoria del tempo che molti hanno teorizzato come una cornice necessaria, è per quelli come Simo, solo un elastico, una corda da spezzare, una meta da spostare sempre più in là, come in un anelito di trascendenza.
E così molti degli idoli del paddock, somigliano a degli spietati robot, concentrati, freddi, famelici, pronti a sfidare anche i millesimi di secondo.
Non era così per Simoncelli. La faccia d’angelo, il sorriso smagliante, una simpatia naturale ma soprattutto quell’atteggiamento istrionicamente simpatico, lo rendevano simile ai tantissimi che si infilano un casco e sgommano davanti ai bar di provincia. Il Talento lo ha portato sul tetto del mondo ed il Rischio lo ha precipitato nell’abisso di un destino insopportabile. Ma il rischio è per i piloti un compagno di viaggio, lo aggrediscono, lo irridono e vincono sempre. Quasi sempre.
In Italia forse nessuno era bravo come Simoncelli nel condurre un mezzo meccanico, la sua morte, una pugnalata per tutti, è però anche un monito, per quanti, e sono davvero tanti, anche sulle strade, in preda ad incomprensibili deliri d’onnipotenza duellano con la sorte anche sulla corsia di un’autostrada o tra le curve di una provinciale.
Sono in un caso questa maledetta domenica sarà stata meno atroce: se la morte di un giovane, avrà insegnato a tanti suoi coetanei il vero valore della vita.