di Nicola Sguera
(Sanniopress) – Caro Giancristiano, lapidariamente, per non tediare:
1) Stato di diritto, capitalismo, borghesia: la storia, non per forza cogente, legge o “telos”, va, però, avanti? È possibile immaginare un altro mondo, dove la proprietà non sia considerata un diritto naturale (quando e da chi fu deciso?) e l’abbondante ricchezza che il progresso tecnologico ha reso possibile venga divisa più equamente? O dobbiamo considerare lo Stato di diritto (espressioni non dell’universale, come pretendeva Hegel, ma di una parte della società civile che lo utilizza “pro domo sua”) e il capitalismo (non “struttura” eterna dell’economia ma sua configurazione storica non sempre esistita e non destinata ad esistere per sempre) intrascendibili? Saresti, dunque, teorico della “fine della storia” anche tu, come il poco rimpianto Fukuyama?
2) La scissione di etica e politica assimila più te che me a Marx! Liberalismo (sia di destra che di sinistra) e marxismo condividono il disprezzo per la morale e la scissione, posta originariamente da Machiavelli (e anch’essa, dunque, storicizzabile: non è sempre stato così, non sempre dovrà esserlo, a meno di non credere che la politica sia una “scienza” in maniera riduzionistica). Ebbene sì: io voglio una rifondazione morale della politica, non nel senso riduttivo della “questione morale” e dell’onestà dei politici, ma nel centrare sulla coscienza individuale consapevole di voler agire per la trasformazione del reale l’azione politica, e non su presunte leggi della storia o dell’economia che decreterebbero la “morte del soggetto”. In questo mi è stato d’aiuto il filone più innovativo dell’etica novecentesca, che individuo in Bonhoeffer, in Buber, in Levinas.
3) Render legge l’idea che solo la forza può modificare la realtà è, ancora una volta, credere che la storia umana sia sempre la stessa e che l’uomo non cambi mai (ancora un assunto machiavellico!). Mi ha insegnato Rifkin, con il suo ultimo libro, che la coscienza empatica dell’umanità si è ampliata nel corso della sua storia millenaria. I neuroni-specchio mi fanno ben sperare che le rivoluzioni del XXI secolo saranno non-violente perché l’uomo avrà imparato che i mezzi sono già i fini e che il nemico è prima di tutto dentro di lui.