di Antonio Tretola
(Sanniopress) – Il più grande di tutti i tempi? Sebbene la tentazione sia quella di assecondare la fede calcistica, il tifo è componente sostanziale e strutturale dell’opinione calcistica, votando in un ideale sondaggio per Marco Van Basten (il cigno di Utrecht è il rappresentante massimo del calcio come “art pour l’art”, l’eleganza che si personifica, la bellezza del gesto atletico e tecnico), il vero numero uno si chiama Lionel Messi.
Blasfemia, si dirà, la contesa ha da ridursi a quei due, El pibe ed O Rey, e del resto lo stesso Messi, con quello sguardo dimesso , non tracotante nè spavaldo, naturale come la sua classe, non oserebbe scalfire la diarchia e voterebbe, lui stesso, come ogni ragazzo argentino, per Dieguito.
Ma la fine delle meta-narrazioni, come le chiamava il grande filosofo francese Lyotard, è anche il crepuscolo degli idoli, il tramonto degli dei e soprattutto la fine dell’esaltazione del soggetto, del super-uomo capace di imporsi a prescindere da tutto, perchè plus-dotato.
Messi è il più grande “calciatore di squadra” della storia, indi per cui è il più grande; se il singolo prevalesse davvero nella logica anti-totalitaria del calcio, sarebbe la fine del calcio stesso come ultima grande narrazione popolare; la scrittrice contemporanea Elena Lowenthal ha scritto che la vita è una prova d’orchestra. Ed il calcio anche.
Messi è la fine dell’atomismo sociale, batte in breccia l’egoismo e l’individualismo, veri mali delle società attuali, perchè è l’individuo che si esalta nel gruppo, il singolo che si alimenta nella comunità e in essa esprime il suo potenziale , senza della quale non sarebbe. Messi è un campione- speranza, un antieroe dei tempi vacui che viviamo.
Messi è anche uno sberleffo ai miti (falsi) del produttivismo, del machismo, del protagonismo a tutti i costi: gracile, strutturato ma senza il fisico da playstation di Cristiano Ronaldo, è l’esaltazione della normalità, il Leopardi del calcio.
Per questo è quello giusto per scardinare la diarchia, davvero un pò stucchevole ormai, Maradona-Pelè: per questo è il prototipo sano del campione moderno, per questo davvero voterei per lui.