di Billy Nuzzolillo
(Sanniopress) – Pur di impedire la pubblicazione delle intercettazioni ancora secretate dell’inchiesta di Bari (che Tarantini con Lavitola definisce “devastanti”), il Pdl in queste ore si è ricordato che l’ultimo ministro della Giustizia del centrosinistra, Clemente Mastella, aveva elaborato un disegno di legge ben peggiore di quello messo a punto dall’ineffabile Angelino Alfano. Per preparare il colpo di scena si è affidato al salotto televisivo di Bruno Vespa, marito di Augusta Iannini, che dal 2001 è alto dirigente del ministero della Giustizia ed è “autrice” dei vari disegni di legge “bavaglio” che sono stati elaborati in questi anni. E così nella trasmissione di Rai Uno si è improvvisamente materializzato l’ex Guardasigilli, che negli ultimi mesi in verità era apparso (sporadicamente) solo nelle tv beneventane e campane.
Come ha argutamente sottolineato Marco Travaglio dalle colonne de “Il Fatto Quotidiano”, sembrava che la puntata di “Porta a Porta” fosse stata “registrata 10-15 anni fa e forse lo era. Per dare un tocco vintage al tutto, c’era persino Mastella, pallido ed emaciato, dipinto come un perseguitato politico, illegalmente intercettato e perquisito con tutta la sua famiglia, poi sempre prosciolto: il fatto che l’intera sua famiglia sia stata imputata (Clemente, la signora Sandra, il consuocero Carlo) o indagata (i figli Elio e Pellegrino) non risultava a nessuno dei presenti. Il che aumentava la sensazione di un programma registrato nella notte dei tempi”.
Secondo Travaglio, “siccome ormai in tv è proibito discutere di giustizia, e dunque di B., senza la presenza di un suo impiegato, pontificava in studio Giorgio Mulè, direttore di “Panorama”. Anche lui, parlando dalla preistoria, ignorava i due processi in corso a Napoli contro Mastella per quattro concussioni, tre abusi, una truffa, una malversazione e un’appropriazione indebita. Infatti sosteneva che “le sue intercettazioni non hanno avuto riscontro giudiziario: è stato massacrato e assolto”. Evidentemente la puntata risaliva a quando Berta filava, Mastella non era ancora imputato e Mulè non dirigeva ancora Panorama”.
L’operazione di resurrezione mediatica e “maquillage giudiziario” del leader dell’Udeur potrebbe apparire come una dei tanti paradossi di questa tragicomica fase della storia del nostro Paese se non fosse per il fatto che è propedeutica all’approvazione della cosiddetta “legge bavaglio”. Come commentò il compianto avvocato Oreste Flamminii Minuto, “nemmeno il fascismo aveva osato contro la libertà di stampa quanto ha osato il Parlamento col ddl Mastella” (che, ricordiamolo, fu approvato dalla Camera il 17 aprile 2007 da tutti i partiti e non divenne legge dello Stato solo perchè la scorsa legislatura si chiuse solo dopo due anni, prima che la legge passasse anche al Senato).
Insomma, tra un paio di settimane l’approvazione di questa famigerata legge potrebbe trasformarsi nell’ultimo regalo di Clemente Mastella.