di Gabriele Corona
(Sanniopress) – Le annunciate iniziative della Regione Campania per contrastare la crisi del comparto trasporti sono solo palliativi perché il collasso del sistema regionale era annunciato da diversi anni a causa di cattiva gestione dei fondi, ad esempio quelli per finanziare il sistema Unico Campania oppure per le assunzioni clientelari nelle aziende pubbliche. Per questo motivo il taglio dei finanziamenti statali è stato solo un acceleratore.
Adesso la Giunta Caldoro si appresta ad intervenire con le solite misure tampone (pagamento di una parte dei debiti pregressi, riconoscimento della cassa integrazione, prepensionamenti, ecc) grazie alla utilizzazione di altri fondi pubblici, ma siamo ben lontani dalla riorganizzazione del settore condizionato da molti carrozzoni che nessuno vuol rimettere in discussione perché frutto di scelte politiche bipartisan.
Anche nella provincia di Benevento la crisi del trasporto pubblico è stata solo accentuata dai tagli dei finanziamenti regionali e quindi non può essere risolta solamente invocando maggiori risorse dalla regione “matrigna”. Si pensi ad esempio al fatto che da anni la Provincia non riesce ad affidare il servizio in concessione ad un unico gestore. La Rocca dei Rettori ha ereditato i contratti che la Regione aveva firmato con 22 gestori locali privati che attraverso autobus dovevano garantire il collegamento tra il capoluogo e i paesi della provincia. La qualità di questo servizio è ferma agli anni ’50 non solo per il fatto che molti comuni non sono serviti da trasporto pubblico ed altri sono collegati con Benevento solo al mattino dei giorni feriali. Sono noti, infatti, i disagi degli utenti e i lavoratori di alcune di queste autolinee, costretti a viaggiare spesso su pulman stravecchi con i pneumatici lisci, senza aria condizionata, con il riscaldamento a singhiozzo. Poi si aggiungono i problemi dei dipendenti di tali ditte che lavorano in condizioni di rischio elevato, ricevono lo stipendio con mesi di ritardo e devono rivolgersi continuamente al giudice per il pagamento di indennità ed integrazioni contrattuali.
La Provincia, dinanzi a questa situazione, piuttosto che attivare i controlli dovuti (sulle corse effettuate realmente, sulla utilizzazione dei pullman destinati al servizio e il rispetto delle norme di sicurezza) ha annunciato più volte , bleffando, di voler affidare il servizio ad un gestore unico. In realtà la gara è andata deserta, come era facile immaginare, per le scarse risorse messe a disposizione e le condizioni imposte. Infatti, il gestore unico che dovrebbe subentrare ai 19 attuali (tre sono già falliti), dovrebbe assumere tutti i lavoratori delle ditte locali tra i quali diversi familiari dei titolari che risultano in servizio come dirigenti e con parametri altissimi.
La impossibilità di trovare un gestore unico in queste condizioni e le incertezze della Provincia che non ha voluto effettuare i controlli sulla qualità del servizio attuale per non mettere in crisi le ditte locali, hanno aggravato la situazione perché ognuno dei 19 gestori ritiene di poter condizionare anche la nascita del Consorzio pubblico-privato che potrebbe assumere il ruolo di gestore di tutto il servizio. Intanto, alcune ditte chiudono anche se i loro bilanci non dimostrano gravi disavanzi di gestione, e paesi come Apice e Sant’Arcangelo rimangono isolati. Per evitare ulteriori problemi agli utenti e ai lavoratori, la Provincia deve decidere in fretta cosa fare per riorganizzare il servizio e non subire ancora le pressioni e ricatti di chi ha interesse a mantenere inalterata la situazione attuale, magari minacciando la chiusura e il licenziamento dei dipendenti.
* presidente Altrabenevento