di Billy Nuzzolillo
(Sanniopress) – Due notizie di cronaca hanno prepotentemente riportato in primo piano il problema dello sversamento abusivo e illegale di rifiuti nel Sannio: l’arresto una coppia rumena che, secondo gli inquirenti, si accingeva a sversare 20 quintali di rifiuti speciali alla periferia del capoluogo e il sequestro ad Apice di 500 metri cubi di rifiuti speciali, prevalentemente costituiti da fanghi provenienti dal trattamento di acque reflue industriali e riutilizzati nei cicli di produzione del calcestruzzo.
Si tratta, probabilmente, solo della punta dell’iceberg di un fenomeno molto più esteso, che le stesse forze dell’ordine faticano ad arginare e, soprattutto, a quantificare. Gomorra, si sa, è ormai satura e bisogna trovare altri luoghi da “violentare”, altri territori da avvelenare. E’ il destino amaro di una provincia divenuta progressivamente terreno di conquista delle cosche camorristiche napoletane e casertane, e persino degli “sbandati” e “delinquentucci” timorosi di incappare nel controllo del territorio che a Gomorra, è noto, viene esercitato dalla malavita organizzata, cioè dall’anti Stato.
Il fenomeno, del resto, non è nuovo: basti pensare che, come scriveva “Il Giornale” il 17 gennaio 2008, su Mastella e il suo entourage pesava anche “un’altra inchiesta, condotta dal pm Donato Ceglie, su tonnellate di rifiuti tossici e liquami riversati nelle campagne di Ceppaloni. Un’associazione per delinquere simile a «una piovra tentacolare, un mostro fetido e immondo», per usare le parole del pm, che tocca persone vicine al ministro, esponenti dell’Udeur, parenti di assessori comunali. Nell’inchiesta sono state arrestate 38 persone, in gran parte imprenditori accusati di aver avvelenato il sottosuolo campano, compresi terreni poi usati a scopo agricolo”.
Senza dimenticare le onbre che ancora accompagnano i famosi sondaggi petroliferi effettuati qualche decennio fa nel Fortore, sul Taburno e ai confini tra i Comuni di Cerreto Sannita e Pontelandolfo. Trivellazioni ricoperte in frette e furia con tonnellate di cemento armato e varie denunce presentate ai Carabinieri da cittadini allarmati dal via vai di camion che si registravano nelle ore notturne.
A tutto ciò va aggiunto, poi, lo “sversamento legale” avvenuto in questi anni alla località Tre Ponti di Montesarchio, a Casalduni e a S. Arcangelo Trimone (solo per citarne alcuni) in nome di un’emergenza rifiuti che, come ha dettagliatamente documentato Tommaso Sodano nel suo libro “La Peste”, è stata una vera e propria truffa legalizzata cominciata negli anni Ottanta quando in Italia andò in crisi il sistema di raccolta della spazzatura. La soluzione la offrì la camorra, fornendo intermediari “di fiducia” a cui le imprese e le amministrazioni del Nord affidarono la monnezza che partiva per le discariche campane. Per poi essere interrata nelle cave, mentre il pattume tossico veniva disseminato ovunque, spacciato come concime. Un sottobosco in cui si sono confusi criminali e politici, imprenditori e faccendieri. Destra o sinistra.
Quanto durerà ancora il martirio ambientale della nostra regione (matrigna), e del Sannio in particolare?