di Giancristiano Desiderio
(Sanniopress) – Ma che gente frequenta il presidente del Consiglio? Ce lo siamo sempre domandato ad alta voce e da subito, da quando venne fuori la storia delle feste di Arcore, dicemmo che per il capo del governo c’era un rischio ricatto. Ora le nuove carte processuali depositate al tribunale del Riesame di Napoli ci rivelano un Silvio Berlusconi completamente in balia dei suoi interlocutori e in particolare di Valter Lavitola. La famosa telefonata del 24 agosto ci presenta un premier che consiglia al direttore dell’Avanti di farsi indietro, cioè di non rientrare in Italia ma di restare all’estero, a Sofia dove in quel momento si trova e da dove ha telefonato al capo del governo italiano. Dice il giornalista: “Senta dottore, vabbè, io mo sono fuori… a ‘sto punto…”. E Berlusconi, anche imbeccato da Lavitola che mostra di saperlo prendere bene, suggerisce: “e resta lì e vediamo un o’…uhm…”. La conversazione telefonica ferragostana ha un oggetto preciso: Giampaolo Tarantini e l’estorsione al presidente del Consiglio.
Il capo del governo si sta dimostrando abilissimo a mettersi nei guai con le sue mani. L’idea di restare all’estero, suggerita in un qualche modo da Lavitola che nelle telefonate porta a spasso il premier dove dice lui, esula a tutti gli effetti dai compiti politici e civili del presidente del Consiglio che, nonostante sia parte lesa nel processo ai danni della coppia Tarantini & Lavitola, diventa un elemento di disturbo. Nelle telefonate Berlusconi si difende, si agita, quasi si confessa. La famosa telefonata del “Paese di merda” – le telefonate sono quasi tutte famose – è una conversazione sulle relazioni pericolose di Berlusconi, il quale dice con insistenza a Lavitola che lo fa preoccupare ad arte: “Io sono assolutamente tranquillo… a me possono dire che scopo, è l’unica cosa che possono dire di me, è chiaro?”. Noi non abbiamo l’opportunità che ha Lavitola – e non solo Lavitola, in verità – di alzare il telefono e parlare con il capo del governo di barche, soldi, donne, sottosegretari e varia umanità, ma glielo diciamo comunque a mezzo stampa: caro presidente Berlusconi, non è chiaro un accidente, anzi, è tutto confuso o, se vuole, è tutto chiaro ma in un senso completamente diverso da quello che lei attribuisce alla cosa perché lei per farsi delle scopate ha creato un putiferio in Italia e nel mondo. Altri capi di Stato e altri politici hanno avuto la loro vita privata turbolenta, ma non si sono esposti né al ricatto in qualità di capo di governo, né al senso del ridicolo. “Paese di merda” lo dobbiamo dire noi. E’ chiaro, presidente?
Ad ogni buon conto, come si usa dire in questi casi unici al mondo, la magistratura vedrà e valuterà. Ma – e qui siamo d’accordo con il premier – ci sono cose nelle quali la magistratura non dovrebbe entrare perché un minuto prima dovrebbe essere la politica, con il partito di maggioranza relativa, a risolvere la questione togliendo dai guai non un solo uomo, ma una nazione intera. Il problema italiano oggi è quello di risanare debito, deficit e bilancio e innescare il movimento della crescita economica. Ma al fondo di tutto ciò c’è la credibilità del governo nel mondo. Sapete, invece, come stanno le cose? Ormai qui di politica non c’è più. C’è solo un italiano esagerato che pensa che la sua figura di sciupafemmine sia un vanto da ostentare. Persino il conflitto berlusconismo-antiberlusconismo è ormai superato e Palazzo Chigi sembra uscire direttamente dalla pellicola di un film di Boldi e De Sica. Dalla crisi ci salveremo, ma dal ridicolo chi ci salverà?
(tratto dall’edizione odierna di Liberal)