di Giancristiano Desiderio
(Sanniopress) – Pasquale Viespoli ha rilasciato un’intervista a Il Mattino in cui parla del Sannio senza parlare del Sannio. La sua idea è allo stesso tempo semplice e ambiziosa: costruire tre “macro-aree” che sarebbero la Città caudina, la Città telesina e al centro una SuperBenevento da 100mila abitanti. Lo scopo della tripartizione è la competizione, tanto quella regionale e nazionale quanto quella globale. Per Viespoli, infatti, la questione non è “cosa accade a Roma” bensì “cosa siamo noi in grado di costruire a partire da Benevento” perché, in fondo, “il problema è che anche quando la Provincia c’è, Benevento è senza provincia perché è senza capacità attrattiva ed è senza capacità direzionale”. La cosa, dunque, si configura così: la classe dirigente sannita è in grado di dare forma e sostanza alle tre città sannite: Caudium, Telesia e SuperBenevento?
Vale la pena ragionare intorno al progetto delineato da Viespoli. Chi scrive ritiene che ci siano i presupposti economici e le risorse culturali e ambientali per incamminarsi sulla strada in cui la Provincia come ente burocratico e politico è sostituito dal governo del territorio. La città caudina offre attività d’impresa, la città telesina offre il turismo termale e del benessere – in mezzo tra le due valli c’è la grandissima risorsa di Sant’Agata dei Goti, ma che ne parliamo a fare – e Benevento con i comuni che le fanno da corona dovrebbe puntare su un mix di impresa, turismo e servizi. L’idea di fondo è che le Città nascano dal consorzio dei comuni e che l’unione delle amministrazioni punti all’arricchimento dei servizi e alla riduzione di cariche e ruoli fittizi e costosi. Non sembra una cosa lunare, sembra una cosa fattibile. C’è solo un punto debole: il ceto politico è debole.
Nell’intervista Viespoli ha fatto anche un passo sulla “micro-regione”. Già si era espresso negativamente sul Molisannio e anche noi abbiamo evidenziato i motivi che ci hanno spinto da subito a respingere il Molisannio: sarebbe un’enclave al quadrato, un isolamento nell’isolamento, una rinuncia scambiata per attività, una sconfitta spacciata per vittoria. Insomma, il Molisannio è la strada da non imboccare. Tuttavia, abbiamo anche fatto notare che il Sannio sarebbe un’altra cosa. Non solo per motivi geografici, storici, demografici, economici ma anche e soprattutto per ragioni culturali e politici. Il Sannio non sarebbe micro ma macro, non sarebbe rinunciatario ma competitivo, non si isolerebbe ma entrerebbe in partita, non nascerebbe dal risentimento ma dal sentimento di sé. Il Sannio non sarebbe un assemblaggio di enti ma un governo del territorio che potrebbe avere come suo mezzo e fine la divisione e unione delle città sannite o macro-aree per utilizzare il linguaggio di Viespoli. Ma allora perché non mettere insieme queste due cose: il Sannio e le macro-aree o, meglio, il Sannio come regione e le sue città come governo del territorio? Le due cose, almeno dal mio angolo visuale, stanno insieme e cadono insieme.
Fateci caso: le città di Viespoli hanno un punto debole: la politica. Il Sannio è la risposta. A sua volta, però, il Sannio ha il suo tallone d’Achille: l’unione. Le macro-aree sono la risposta. Le due realtà, soprattutto se vogliono superare l’astratta e burocratica divisione provinciale, sono l’una il rovescio dell’altra. Eppure, Viespoli sul Sannio tace. In lui prevale l’aspetto amministrativo ed economico rispetto a quello politico. Amministra ciò che c’è, ma si ritrae davanti all’idea di “fondazione”. Proprio lui che è “totus politicus”.
siamo una città europea?