L’ultima volta che ho guardato l’orologio è stato 4 minuti fa. Nel frattempo ho provato a prendere sonno ma non ce l’ho fatta, o almeno non è stato proprio come dormire. Avete idea di quando chiudete gli occhi con l’intenzione (e la speranza) di essere rapiti dal sonno ma qualcosa vi tiene sospesi tra il mondo della vita e quello del sogno? A me è capitato proprio così. Mi capita molto spesso, per la verità, in sintesi ogni sacrosanto sabato sera. E d’estate, quando da queste parti, al centro di Benevento, l’afa e il caldo rendono già da sole quasi impossibile addormentarsi serenamente, le sere in cui mi tocca fallire nella mia battaglia contro il sonno aumentano a tre, quattro, a volte anche sette su sette.
Per voi che non risiedete nel Centro Storico di Benevento, che avete solo un’idea festaiola di luoghi come i vicoli di Trescene, o Via Mario La Vipera, Piazza Arechi II o Piazza Piano di Corte, capire precisamente che cosa significhi stare a casa propria, nel proprio letto, e non poter assolutamente prendere sonno, è forse difficile. Se siete di Benevento ma non del Centro Storico, probabilmente abitate in un posto dove di notte è notte. Qui la notte diventa giorno, e da nessun’altra parte della città si fa giorno e festa e chiasso come accade qui.
Per voi che non siete del Centro Storico, l’invivibilità e l’inciviltà della movida beneventana sono solo piacevoli passatempi di cui leggere sui giornali, quasi ogni weekend. O almeno quando l’opinione pubblica “ufficiale” di questa dannata città decide che di quell’argomento bisogna parlare. Poi ciclicamente tutto torna ad insabbiarsi e a tacere. Ma di notte qui, altro che tacere, si continua a fare una baldoria spropositata, e a vomitare e a pisciare, e a schiamazzare, e sporcare muri e selciati, e rovinare i portoni della gente come me che paga le tasse e fa un lavoro qualsiasi dal quale almeno di notte vorrebbe riposarsi.
Io abito proprio a Piazza Piano di Corte*. Mi ricordo che anni fa si viveva una meraviglia. Di giorno il parcheggio per residenti era invaso molto raramente dalle auto dei non residenti, e si aveva il vantaggio di trovarsi sempre a quattro passi dal cuore della città, con il Coso Garibaldi, e l’Arco Traiano, e gli altri monumenti semi-nascosti dietro l’ombra di casa propria. Un po’ come abitare a cinquanta metri da Via Condotti a Roma, solo che sei a Benevento e la tua casa non vale milioni di euro. Una comodità, un piccolo lusso di cui andare fieri e per il quale ringraziare ogni giorno la città di cui fai parte, e di cui anche per via di quel lusso ti senti orgogliosamente parte.
Poi da un momento all’altro tutto è cambiato. I ragazzini e i giovani hanno cominciato a venire qui a passare le serate del weekend e in principio non era un male assoluto. Poi il Comune ha concesso anno dopo anno la licenza a decine di locali. Uno attaccato all’altro, uno di fronte all’altro, tutti concentrati qui e nei vicoli intorno. Un altro Centro Storico, completamente rivoltato. E da allora mi rendo conto che una città può darti la vita e la morte se lo decide, senza che tu possa fare appello. Una città può mostrarsi amichevole con i propri cittadini, e poi mutare volto e diventare nemica.
Benevento mi è nemica per il solo fatto di abitare in Piazza Piano di Corte, mi è nemica perchè nonostante continue proteste, lettere ai giornali e richieste di intervento a sindaco e assessori, vigili urbani e forze dell’ordine, questa piaga ce la dobbiamo sorbire soltanto noi residenti. Solo noi e nessun altro. Vogliono fregarsene di quello che succede qui la notte e ormai ce lo hanno fatto capire chiaramente. Non c’è altra spiegazione al fatto che il Comune, quando anni fa installò la videosorveglianza in Centro Storico, “dimenticò” proprio Piazza Piano di Corte. Non c’è altra spiegazione per il fatto che volanti della polizia o dei carabinieri si fanno vedere qui nelle ore della movida troppo raramente. E’ una superficialità che deriva da una scelta, e la scelta è quella di lasciar sfogare questa marmaglia di giovani e meno giovani che ignorano le regole del vivere civile, e il conto lo dobbiamo pagare noi.
Mentre mi frullano per la testa questi sfoghi, si è appena consumata l’ennesima rissa sotto casa mia. Ne accadono quasi una a sera, soprattutto il sabato, anche d’inverno. E’ come se gang e bande di giovani e quasi-adulti si dessero appuntamento fisso in Piazza Piano di Corte per regolare i propri conti, prendersi a pugni in faccia, mandarsi a quel paese, a volte darsele di santa ragione. Tutta la piazza resta sempre a guardare, non ricordo mai nessuno che chiamasse la polizia. A parte noi residenti, che ormai facciamo la parte degli anziani che non sopportano nemmeno il fruscio delle foglie. E invece ciò che dobbiamo sopportare ha un peso concreto.
“Va bene, anche per stanotte non si dorme”, dico a me stesso mentre le lancette dell’orologio in soggiorno segnano le 2 e 45 circa. E’ estate, fa caldo e fra poco più di 24 ore devo rientrare al lavoro. E in questo momento non ne avrei proprio voglia. Mi accendo una sigaretta e mi affaccio alla finestra, ad osservare gli ultimi esemplari di “cortigiani” di questa notte. Mi balza alla mente un pensiero assurdo, forse l’unico che potrebbe popolare la mia testa stanca a quest’ora, con questi schiamazzi: più che “Piazza Piano di Corte” sarebbe opportuno ribattezzarla “Forte dei Cortigiani”. La roccaforte beneventana della maleducazione.
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*L’io-narrante di questo brano non è da identificarsi con l’autore, e le informazioni in esso contenute vogliono essere una rappresentazione ipotetica dello stato di cose per i residenti del Centro Storico di Benevento. Non tutto quanto descritto, dunque, pretende di essere corrispondente a verità.