di Giancristiano Desiderio
(Sanniopress) – Perché si possono tagliare le pensioni, si può aumentare l’Irpef e non si possono toccare le province? Perché si possono chiudere ospedali, si possono accorpare scuole e non si può toccare la Provincia di Benevento? Perché si possono chiudere aziende, perdere posti di lavoro ma non si può rinunciare a una giunta provinciale (che, in realtà, sarebbe semplicemente aggregata e integrata con un altro ente)? Nel momento in cui il Pd si appresta ad avanzare la proposta di dimezzare il numero di deputati e senatori, il presidente della Provincia di Benevento, Aniello Cimitile, annuncia nientemeno che la disobbedienza civile perché il governo ha deciso di abolire gli enti provinciali con meno di 300mila abitanti. Uno sproposito.
Al presidente Cimitile va detto che la disobbedienza civile è cosa molto, molto seria e si pratica – ed è un dovere praticarla – quando è in gioco la libertà, la vita, il corpo, la dignità e non certo un presidente di giunta e quattro assessori. Utilizzando lo stesso stile politico della attuale giunta provinciale, i cittadini del Fortore dovrebbero praticare la disobbedienza civile perché da oltre sessanta anni – da quando è nata la Repubblica, ma la Provincia di Benevento era già stagionata – non hanno un straccio di sistema viario decente che li colleghi in tempi normali e non biblici con il capoluogo. I cittadini di San Bartolomeo che conoscono vita, morte e miracoli del loro ospedale fantasma dovrebbero praticare subito la disobbedienza civile e piantarla di pagare tasse a enti statali e parastatali.
L’istituto della disobbedienza civile non si strumentalizza. Sulla soppressione della provincia di Benevento – e delle altre trentacinque – si può discutere il modo, ma non lo scopo. Si può discutere il numero – perché solo trentacinque e non tutte? – ma non l’atto. Soprattutto si dovrebbe discutere avendo come mezzo e come fine delle nostre intenzioni e delle nostre azioni la vita nazionale e non il pianerottolo di casa. Il problema della provincia di Benevento – qui intesa come territorio del Beneventano e non come ente – non è quello di tenere in piedi una cosa storicamente e amministrativamente superata, bensì quello di ritrovarsi in un progetto politico-istituzionale e socio-economico più ampio e condiviso. In piccolo – perché anche noi siamo una Italia in nuce – il problema che abbiamo davanti è il medesimo esistente sul piano nazionale ed europeo: limitare i costi della democrazia funzionante in debito e ridurre l’invadenza della politica nella società (che a sua volta deve imparare a non chiedere di essere invasa). Il territorio sannita è pronto per fare un salto di qualità e pensare se stesso in forma di regione per unirsi con maggior virtù e profitto alla nazione. Questa possibilità concreta è nei fatti, ma per percorrerla bisogna saper rinunciare a qualcosa. Rinunciare con dignità alla Provincia di Benevento per avviare un percorso che porti a una nuova regione è una sfida esaltante per una classe politica lungimirante. Piuttosto che fare il rivoluzionario in poltrona e invitare alla disobbedienza civile, il professor Cimitile farebbe bene a proporre una riforma istituzionale del territorio sannita e invogliare le forze sociali e politiche a praticare l’obbedienza civile in nome del Sannio unito.