(Sanniopress) – L’indagine della Procura della Repubblica di Napoli sulla cosidetta loggia P4 che ha portato agli arresti di Alfonso Papa, magistrato e deputato del PDL, e che continua ad occupare le cronache nazionali, riguarda molto da vicino la città di Benevento.
Infatti al capo o) della Richiesta di arresti formulata dal GIP di Napoli ed accolta dalla Camera dei Deputati, si contestano a “Papa Alfonso prima nella sua qualità di Magistrato ed Alto Dirigente del Ministero della Giustizia, poi componente della Commissione Parlamentare Antimafia e Deputato della Repubblica, in concorso con La Monica Enrico nella sua qualità di sottoufficiale dei Carabinieri in servizio presso la Sezione Anticrimine di Napoli” anche i reati di Concussione ed Estorsione per aver preteso da Marcello Fasolino, imprenditore napoletano interessato alla costruzione in Benevento della Centrale Turbogas della società Luminosa, denaro ed altre utilità per un valore di diverse migliaia di euro.
Marcello Fasolino a marzo 2011 ha dichiarato ai magistrati titolari della inchiesta, Francesco Curcio e Henry John Woodcock, di aver conosciuto Papa alla segreteria di Antonio Martusciello di Forza Italia e di averlo poi incontrato al Ministero della Giustizia quando Papa gli fissò un appuntamento con il Ministro Clemente Mastella “per parlargli della Centrale LUMINOSA”.
Fasolino poi aggiunge “Il Papa è una persona che mi fa letteralmente paura e che mi ha sempre dato angoscia…… si è sempre avvicinato a me dicendo, ad esempio che avevo il telefono sotto controllo ed ero attenzionato dalla Autorità Giudiziaria… In buona sostanza il Papa mi veniva sotto mettendomi angoscia e ansia, facendomi avvertire il pericolo incombente di essere oggetto di attenzione da parte della Procura della Repubblica e mi chiedeva contestualmente denaro. ….” Fasolino comunica ai due PM di aver incontrato Alfonso Papa a luglio 2010 ed allora il parlamentare “mi ha fatto qualche domanda sulla predetta iniziativa imprenditoriale inerente la centrale TURBOGAS a Benevento definita LUMINOSA; ricordo che si avvicinò con il suo solito atteggiamento inquitante e torvo, dicendomi ‘Marcellì sull’energia amm’ fa na sinergia, io te e Gallo’”.
Poi Fasolino ai magistrati, precisa: “Mi chiedete perché io abbia dato denari ad Alfonso Papa, vi rispondo che io faccio l’imprenditore e che, sebbene ritengo di fare le cose per bene e onestamente, è ovvio che in quest’epoca c’è sempre il timore di essere oggetto di attenzioni giudiziarie e d’altra parte il Papa si poneva sempre come persona in grado di prendere notizie e di influire su e in ambiti giudiziari, con collegamenti sia giudiziari sia nelle forze di polizia”
Alfonso Papa, dopo gli arresti, ha denunciato per calunnia Fasolino sostenendo che l’imprenditore si rivolgeva a lui per avere informazioni e favori. Pure la moglie del parlamentare dichiara alla stampa “Gli imprenditori Fasolino e Matacena, che oggi dicono di aver paura di mio marito, erano quelli che si appostavano sotto casa per chiedere piaceri. Al sabato mattina sapevano che facevamo tappa al bar Cimmino prima della spesa e ci aspettavano.”
Per controbattere, l’avvocato di Marcello Fasolino con un comunicato ufficiale ha confermato che il suo assistito “ha versato somme di denaro – per complessivi euro 10.000 – in favore dell’onorevole Papa, che gli venivano richieste da quest’ultimo e consegnate in luoghi, tempi e modalita’ che il mio cliente ha gia’ riferito ai magistrati. Nel confermare, quindi, tutto cio’ che ha gia’ detto alla magistratura, il dottor Fasolino tiene a ribadire con forza che il termine ‘tangenti’, apparso su alcuni organi di stampa, e’ stato utilizzato impropriamente, poiche’ la tangente presuppone un corruttore e un corrotto, rapporto che non sussiste tra l’on. Papa e il mio cliente”.
Quindi Fasolino conferma che ha pagato perché temeva qualche iniziativa della magistratura ma non ha chiesto a Papa di interessarsi di eventuali indagini a suo carico. Sarebbe stato il deputato del PdL ad occuparsi delle sue vicende giudiziarie al fine di impaurirlo per estorcegli denaro.
Interessante è al proposito la seguente dichiarazione di Bisignani ai magistrati napoletani “Tra le varie inchieste di cui il Papa mi parlava e mostrava conoscenza vi era quella sull’eolico nella provincia di Benevento. Il Papa mi riferiva di essere informato su questa specifica inchiesta dicendo di aver attinto informazioni da fonti qualificate..”.
Al centro della indagine sulla P4 vi sono proprio i rapporti che Alfonso Papa, intratteneva con il maresciallo dei carabiniere Enrico La Monica, che si era raccomandato a lui per entrare nei servizi segreti, e l’assistente di polizia Giuseppe Nuzzo, ambedue in servizi a Napoli, per avere informazioni riservate sulle indagini in corso e decidere di conseguenza come pilotarle. Significativa è la telefonata del settembre 2010 nel corso della quale Papa si rivolge così a La Monica “Mi raccomando, Benevento e questa cosa napoletana”.
Che doveva fare il maresciallo dei carabinieri Enrico La Monica a Benevento?
Sembra evidente che l’indagine che interessa Papa è proprio quella sulla centrale Turbogas Luminosa e i complicati intrecci con le società che si occupano di eolico, già oggetto di comunicati, articoli e denunce di Altrabenevento. Sono gli stessi magistrati napoletani, tra l’altro, al capo o) della Richiestia di arresti, quella appunto dedicata alla Luminosa, a segnalare che “La vicenda ….è emersa dalle prime conversazioni di La Monica e Papa intercettate” ma quelle intercettazioni che risalgono a settembre 2010 non sono utilizzabili perché Papa è parlamentare.
A Benevento però la magistratura potrebbe accertate a chi si sono rivolti Papa, La Monica e Nuzzo per sapere come sta procedendo quella indagine? Di certo quelle informazioni non le hanno fornite il Procuratore della Repubblica, Giuseppe Maddalena e neppure il suo Sostituto titolare dell’indagine o gli ispettori della Digos che se ne occupano. I tre personaggi oggi accusati di associazione per delinquere, si sono certamente rivolti ad altri per avere informazioni coperte da segreto.
E’ necessario capire subito se la fuga di notizie ha compromesso l’indagine, considerato che tra pochi giorni la Luminosa farà pubblicare sulla Gazzetta Ufficiale il decreto con il quale il Ministero dell’Ambiente gli ha rilasciato l’autorizzazione definitiva per la costruzione della centrale da 385 mega watt a Ponte Valentino, e quindi rimane veramente poco tempo per accertare se l’iter procedimentale è stato viziato da comportamenti illeciti.
* presidente Altrabenevento