(Sanniopress) – Gli amministratori comunali continuano ad esprimere soddisfazione per la adozione del nuovo PUC che però si conferma come strumento contradditorio ed incapace persino di risolvere vecchie questioni. Il caso più significativo è quello di Piazza Duomo oggetto di contenzioso dai bombardamenti del 1943 ad oggi. Il Piano di Fabbricazione del 1953 offriva ai proprietari dei suoli la possibilità di ricostruire gran parte della volumetria esistente prima della guerra ma il Consorzio CEPID (Consorzio Edilizio Piazza Duomo) si costituitì solo nel 1968 e comunque non riuscì, soprattutto per contrasti interni, a presentare un progetto che tenesse conto delle nuove norme urbanistiche e delle mutate esigenze di nuove strade e nuove piazze.
Agli inizi degli anni ’70 gli strumenti urbanistici redatti da Bruno Zevi e Sara Rossi sottolineavano l’importanza dell’area Piazza Duomo-Piazza Orsini, come cuore della città e quindi luogo privilegiato delle attività sociali, politiche e religiose della comunità. Il progetto dei due urbanisti prevedeva il Duomo al centro di una grande piazza racchiusa tra due edifici, l’uno lungo via Pasquali e l’altro a ridosso del Palazzo Napolitano in Piazza Orsini. L’area antistante il Duomo fu classificata come F4, cioè area privata per alloggi e servizi, che consentiva al Consorzio Cepid di edificare lontano dalla Cattedrale un palazzo di tre piani di circa 6.000 metri cubi sfruttando tutta la volumetria derivante dalla superfice della piazza, cedendo contestualmente al Comune i suoli non occupati dal palazzo per creare la piazza. Neppure questa soluzione, decisa dal Consiglio Comunale, piaceva ai proprietari dei suoli che volevano costruire 21.000 metri cubi e cioè occupare tutta la piazza Duomo.
La decisione di cancellare la prevista Piazza Duomo disegnata da Zevi e Rossi, fu assunta a marzo del 1999 con una semplice delibera della giunta guidata da Pasquale Viespoli che modificò il Piano Particolareggiato del Centro Storico e decise di autorizzare il Consorzio Cepid a costruire l’edificio di 6.000 metri cubi sul lato dell’area antistante la Cattredale per far posto ad un museo, cioè il “pieno” al posto del “vuoto desolante della piazza” come allora sostenne l’assessore all’urbanistica in carica, l’arch. Giuseppe Iadicicco.
Con la convenzione urbanistica firmata a dicembre 2009, il presidente del CEPID in cambio della Concessione Edilizia, si impegnava a cedere al Comune gratuitamente i suoli necessari per la costruzione dell’opera pubblica, ma questo passaggio di proprietà non è mai stato formalizzato. Il Consiglio comunale nel 2000, dando per scontata la proprietà di quell’area approvò il progetto di museo davanti al Duomo classificando l’area dal punto di vista urbanistico come F1t, cioè area pubblica (o da espropiare) per la costruzione di opera pubblica.
La mancata cessione di quei suoli fu denunciata più volte non solo dal compianto avv. Francesco (Ciccio) Romano ma anche dai consiglieri allora all’opposizione, Fausto Pepe, Cosimo Lepore e Raffaele Del Vecchio che però, arrivati ad aministrare la città, si sono dimenticati del piccolo particolare.
A febbraio 2009 la giunta guidata da Fausto Pepe ha approvato la proposta di PUC classificando tutta l’area antistante il Duomo come F1t, quindi area pubblica o da espropriare per realizzare l’opera pubblica, ma contro questa decisione hanno presentato opposizione i privati del Consorzio Cepid.
In buona sostanza i ricorrenti hanno precisato di essere tuttora proprietari dell’edificio addossato al palazzo De Caro e anche dei suoli sui quali si sta costruendo il Museo che non possono essere considerati tra quelli da espriare perché sono da tempo al centro di una trattativa per la permuta.
Dopo una incomprensibile e contraddittoria decisione in Commissione Urbanistica, il Consiglio Comunale il mese scorso, nella disattenzione generale, ha deciso di accogliere parzialmente le osservazioni del CEPID classificando tutta l’area dinanzi al Duomo come zona F4, cioè area privata destinata a residenze e servizi con un indice di edificabilità sostanzialmente pari a quello precedente che è stato interamente utilizzato per il palazzo privato.
Questa decisione è sorprendente ed assurda perché volendo tener conto dell’interesse del CEPID, il Comune conferma che sta costruendo il Museo, opera pubblica su suoli privati con una volumetria assolutamente non prevista dallo strumento urbanistico.
*presidente di Atrabenevento