di Antonio Tretola
(Sanniopress) – “Per farsi un’idea di un luogo è sufficiente guardare come, in esso, ci si diverte!”. Così chiosò una scrittrice inglese – conosciuta con lo pseudonimo maschile di George Eliot – la quale con impietosa lucidità fustigava i vizi ed i tic della provincia britannica dell’Ottocento.
Ecco così che quest’anglosassone aforisma sembra attagliarsi alla perfezione alla tagliente, per una volta null’affatto accorata, denuncia che Giancristiano Desiderio ha lanciato riguardo alla pratica di spandere acqua non effervescente per le vie della città durante la movida del week-end.
Attenzione però, e stavolta l’espressione è sin troppo felice, a non buttar via il bambino con l’acqua sporca: le brulicanti strade che solo da qualche anno vivificano i fine settimana di questa nuova Benevento, sono più una splendida novità che un fenomeno su cui vigilare come fosse un’escrescenza, più un raggio futuristico in una città spesso sepolta (troppo) nel passato che un disturbo alla quiete pubblica, perchè la quiete è un valore, ma una città che vive, palpita, rumoreggia è una città moderna, una “città che sale”, come quella immortalata da Umberto Boccioni in uno dei maggiori capolavori della pittura italiana del Novecento.
In una città che sale, c’è sempre chi (tra)scende i gradini della civiltà e della buona educazione, ma com’è moderna, quanto è seducente a tratti affascinante e futuristico questa nuova vocazione “barcelonista” di Benevento.
E certo non è solo un esercizio di retorica, cantare inni alla movida beneventana: il turismo è una chimica, un intricato congegno che per attivarsi ha bisogno della bellezza artistica ma anche d’altro: offrire a chi sceglie il Sannio la Chiesa di Santa Sofia, l’Arcos e l’Arco di giorno e poi di notte un dedalo di stradine affollate ed ammalianti ove bere un buon Mojito è una possibilità che Benevento deve giocarsi senza moralismi, se vuole davvero eleggere a sua vocazione quella dell’accoglienza e del turismo. Il decantato “modello Spagna”, dove la movida nacque al crepuscolo del regime franchista come un risveglio dal torpore, che combina meraviglie naturali e spensieratezza notturna, è forse un miraggio, ma val la pena di perseguirlo, miscelando come in ogni buon cocktail la lemon del senso della misura ed il rhum di un salutare, e speriamo produttivo, divertimento.