di Giancristiano Desiderio
(Sanniopress) – Il diritto all’errore va riconosciuto a tutti, anche al sindaco. Fausto Pepe ha commesso un errore con la modifica del Piano urbanistico e con la possibilità di costruire nel Parco Archeologico ma, una volta che si è reso conto dell’errore, lo ha corretto ritirando la modifica. Il detto popolare ci fornisce la verità delle cose umane: errare è umano, perseverare è diabolico. Il sindaco non è un angelo – altrimenti non sarebbe sindaco – ma non è neanche un diavolo. Ha fatto la cosa giusta al momento giusto: marcia indietro. Riconoscere pubblicamente i propri errori e porvi rimedio non è da tutti. Bravo.
Da questa storia possiamo – tutti – trarre alcuni insegnamenti. Il primo riguarda senz’altro il dibattito e il confronto pubblico. Insieme con Altrabenevento e con Sanniopress abbiamo posto all’attenzione di tutti la contraddizione in cui l’amministrazione Pepe si era andata a infilare: da un lato rivendicava il riconoscimento internazionale dell’Unesco per il sito storico e monumentale di Santa Sofia e dall’altro lato modificava il Piano urbanistico permettendo di edificare e cementificare nella zona archeologica di Cellarulo. Un contrasto fin troppo evidente che non solo strideva con se stesso ma con lo “spirito pubblico” beneventano (esiste anche una cosa del genere, siatene certi). Abbiamo creduto giusto e opportuno sottolineare la palese contraddizione e condurre una battaglia civile. L’amministrazione Pepe – nella quale, in verità, c’erano anche posizioni discordi – ha capito e ha cambiato idea. Dunque, il primo insegnamento è che dibattere della Città in pubblico fa bene a tutti. Fa bene soprattutto alla Città.
Il secondo insegnamento riguarda il valore del riconoscimento Unesco. Da quando a Parigi hanno scoperto i Longobardi, a Benevento non è passato giorno che non si sia parlato a proposito e a sproposito del “patrimonio dell’umanità”. Naturalmente, fa piacere. Ma a tutto c’è un limite. La chiesa e il chiostro di Santa Sofia a Benevento esistevano anche prima del riconoscimento Unesco, ma a considerare il modo in cui le amministrazioni beneventane lo hanno accolto sembra quasi che abbiano scoperto solo ora di avere in casa un “patrimonio dell’umanità”. Allora, crediamo di non sbagliare se diciamo che l’autentico valore di quel riconoscimento non sta nel monumento in sé che è sempre stato tale, bensì in ciò che quel riconoscimento determina nella vita cittadina beneventana: una svolta, insomma, che fa sì che alcune cose si possano pensare e fare e altre non si possono più pensare e fare. Tra queste, evidentemente, le modifiche arbitrarie e speculative del Piano urbanistico. Il riconoscimento Unesco riguarda più le nostre azioni che le nostre “pietre”. Teniamolo bene a mente (e nel cuore) ogni volta che ragioniamo della Città.
Il terzo insegnamento riguarda l’opposizione. Dov’è? Al momento del voto c’era solo Roberto Capezzone. Avrei voglia di scrivere un elogio di Capezzone, ma resisto facilmente alla tentazione. Tuttavia, un’opposizione – che ha peraltro tra le sue fila un ex deputato del Pci-Pds nonché presidente della Provincia – non può permettersi di essere assente in consiglio comunale e di affidarsi ai comunicati stampa. L’Aventino nella storia del nostro Paese non è stato mai una buona idea. Di solito, chi è assente ha torto. Carmine Nardone riveda il suo modo di concepire il suo lavoro di controllo amministrativo e la sua proposta politica.
Dopo aver criticato Nardone posso dire con tutta tranquillità che il quarto insegnamento riguarda gli elettori di Fausto Pepe e, in particolare, quegli elettori più politicamente coinvolti e di sinistra che hanno visto in Nardone un “traditore” e in Pepe un “lealista”. Ebbene, sulla modifica del Piano urbanistico – e che modifica, come abbiamo documentato anche con adeguate simulazioni – non si è levata nessuna voce di critica da sinistra. Troppo spesso in questa città la fiducia accordata a un sindaco in contrasto con un’altra parte politica diventa un alibi per non pensare e non agire più secondo ragionevolezza. Il sindaco Pepe va sostenuto quando e perché si sente il dovere di farlo, ma va anche criticato quando le sue posizioni sono in chiaro contrasto con la Città. Se l’opposizione non c’è o è rappresentata solo da Capezzone, è altrettanto giusto sottolineare che anche tra i “lealisti” o coloro che si sono spesi per “Lealtà per Benevento” contro la scelta di Carmine Nardone non c’è una doverosa azione di critica quando l’amministrazione Pepe sbaglia. Pepe non è l’unico a doversi correggere.
L’ultimo insegnamento riguarda noi stessi. Il nostro impegno è quello di dare alla Città elementi di discussione su stessa. Non ci interessano veline, comunicati, propaganda. Per dirla tutta, non ci interessa neanche la notizia, bensì la critica della notizia. Ci interessa capire e capire insieme ai nostri lettori. La discussione pubblica è il valore politico più alto per tutti noi perché è allo stesso tempo un mezzo e un fine. Anni fa ho cercato di farlo attraverso la direzione di un quotidiano, oggi ci provo con Billy Nuzzolillo e le pagine elettroniche di Sanniopress. Un lavoro faticoso che può dare, però, come in questo caso, buoni risultati. Lo continueremo a fare, ben sapendo di poter cadere in errore ma, anche, di poter confidare nella possibilità della correzione.