di Giancristiano Desiderio
(Sanniopress) – Ma cosa pensano Pasquale Viespoli, Carmine Nardone, Costantino Boffa, Mino Izzo, Nunzia De Girolamo, Erminia Mazzoni, Aniello Cimitile della modifica al Puc di Benevento che dà la possibilità di costruire nel Parco Archeologico? Scusate se insisto, ma sono uno che crede ancora che le parole e le azioni abbiano un senso e delle conseguenze. Dunque, l’Unesco ha inserito nel “patrimonio dell’umanità” anche Benevento e il meraviglioso chiostro di Santa Sofia con la bella chiesa. Tutti ci siamo rallegrati e inorgogliti. I rappresentanti delle istituzioni sono andati anche oltre: hanno detto che per Benevento si tratta di una svolta storica perché grazie al riconoscimento dell’Unesco ci saranno grandi ricadute turistiche e Benevento si deve preparare al meglio a coltivare una vera cultura dell’accoglienza. Bene, tutto bene. Ma se questo è vero – ed è vero – perché il sindaco ha voluto, fortemente voluto, quella modifica al Puc che va letteralmente e praticamente contro il nuovo ruolo di Benevento riconosciuto a livello internazionale?
Credo che la faccenda non riguardi solo il sindaco e la sua amministrazione. Non riguarda solo Pepe e Del Vecchio. Anzi, al riguardo mi dicono che tra i due non ci siano gli stessi sentimenti: il sindaco ha voluto la modifica del Puc e il suo vice l’ha subita. Ma se questo è vero, le cose non sono meno gravi: si aggravano ulteriormente. Sono argomenti e scelte, queste, che non si possono prendere in “Camera caritatis”. Se ne parli il più possibile in piazza. Questa città ha disperato bisogno di avere una piazza in cui discutere il suo passato, il suo presente, il suo futuro. Spiace dirlo – ma è solo un modo di dire – ma mentre giornalisti, cronisti, intellettuali, letterati e scribacchini fanno il loro mestiere e il loro dovere (rompendo più o meno le scatole, ma è, appunto, il loro dovere) la classe dirigente che lavora nella politica non guarda al di là del proprio naso. La scelta dell’Unesco non riguarda solo il Comune, ma anche la Provincia. Non riguarda solo il sindaco e il suo vice, ma anche i deputati, i senatori, i partiti e chiunque senta di doversi misurare con un’idea attiva della politica. Se oggi Pepe è solo a fare il bello e il cattivo tempo, i deputati hanno le loro responsabilità.
Pasquale Viespoli è stato sindaco di questa città per ben due volte. Ma oggi dov’è? Chi scrive è un testimone della sua storia politica sin da quando era oppositore di Antonio Pietrantonio (lo dico tra parentesi ma è bene dirlo: i due, Pietrantonio e Viespoli, fieri avversari, sono stati i sindaci più importanti che Benevento abbia avuto dalla fine degli anni Settanta). Oggi, però, Viespoli è in attesa. In attesa di cosa? L’unica cosa che vale – e Viespoli lo sa molto bene – è fare politica partendo dai problemi reali.
Carmine Nardone dov’è? Siede nei banchi dell’opposizione ma la sua azione – me lo permetta, presidente, perché le cose vanno dette – è blanda. Ben altre cose ci si attende da chi alle ultime elezioni ha avuto il coraggio di mettersi contro anche il suo stesso passato.
Avete notizie di Nunzia De Girolamo? Un giorno sì e l’altro pure ci dobbiamo sorbire la storia della sua “diversità”: la De Girolamo, che è stata eletta al Parlamento con la legge elettorale dei nominati, ci ripete ogni santo giorno di non far parte della casta. Lei è casta per davvero, non ha privilegi da farsi perdonare. Va bene, va bene ma il Pdl a Benevento fa opposizione o sventola il ventaglio a Pepe?
Si può continuare per tutti. Per la Mazzoni che abbiamo indicato come modello da seguire ma che è anche presa dai massimi sistemi; per Mino Izzo che non ha mai perso il sui vizio d’origine di dedicarsi alla politica fatta di retorica e azzeccagarbugli; per Costantino Boffa che è sempre pronto a muovere critiche ai suoi avversari ma non conosce che cosa significhi criticare il suo Partito; allo stesso presidente Cimitile che parla della demagogia della classe dirigente politica come se lui avesse la residenza sulla Luna.
Volete sapere la verità? La politica non è più un’attività umana. La politica è commercio e carriera. Ognuno pensa di doversi occupare solo delle sue cose, solo di ciò che gli permette di fare carriera. Fare una battaglia su una certa idea di Benevento – che poi significa una certa idea dell’Italia – non attira nessuno. Non conviene. Meglio stare a guardare. Meglio aspettare. Verranno tempi migliori, quando a menare il torrone non sarà Pepe ma sarò io. Ma questa, che si faccia parte o no della casta, è un’idea piccola piccola della politica. Mi rifiuto di pensare che Viespoli, Nardone, Mazzoni, anche Cimitile, nutrano un’idea carrieristica della politica. Allora, signori, fatevi sentire, dite qualcosa di serio su questo fatto preciso: in una città Unesco non si può concedere di costruire nel Parco Archeologico. Dite, fate, perché la migliore politica è quella in cui non si fa una battaglia solo per vincere. Siate all’altezza delle vostre sconfitte o le vostre parole non avranno più diritto all’ascolto.