(Sanniopress) – I Longobardi? Non solo barbari, non solo guerrieri, non solo fondatori del regno d’Italia ma anche grandi calciatori o comunque inventori della parola palla nel senso di sfera, pallone, “cosa che rimbalza”. L’Unesco, che ha riconosciuto i siti storici dei discendenti di Alboino, da Cividale del Friuli a Benevento passando per Spoleto, patrimonio dell’umanità, forse ha valutato anche questo particolare giocoso non irrilevante? Può darsi. Sta di fatto che a Benevento la “notizia sportiva” non può essere ignorata.
Nell’antico ducato di Benevento – fu fondato da Zottone nel lontano 570 – infatti, la decisione dell’Unesco è stata accolta con entusiasmo e orgoglio e oggi i beneventani, sempre un po’ troppo papalini, si sentono scorrere nelle vene anche un po’ di buon sangue ghibellino e guardano la chiesa di Santa Sofia e il suo “magico” chiostro con rinverdito amore. Tanto che, sollecitati da un giovane intellettuale come Antonio Tretola, ragionano intorno a un’ipotesi: cambiare il nome della storica piazza Santa Sofia – che in verità è intitolata a Giacomo Matteotti ma la vox populi ha sempre detto e continua a dire Santa Sofia – in “piazza dei Longobardi”. Una scelta giusta e non sarà certo chi ha un cognome longobardo ad opporsi. Ma c’è un ma. La palla, appunto. Nella nuova piazza dei Longobardi non si dovrebbe più giocare a pallone come fanno i bambini accompagnati, il più delle volte, dai loro genitori. Qui siamo posti davvero davanti a un dilemma: se il sito longobardo è patrimonio dell’umanità e se la piazza sarà “dei Longobardi”, in che modo si potrà dichiarare guerra alla palla se proprio lei, la palla, è la quintessenza dei Longobardi?
La parola “palla” è tutta longobarda e deriva da bàla. Gli inglesi dicono lombard ball ossia palla longobarda. Le parole longobarde che sono entrate nell’uso comune della lingua italiana – che evidentemente quella “barbarie ritornata” contribuì a creare – non sono poche: balcone deriva da balcùn, bosco da busch, scherzare da scherssa e si potrebbe continuare a lungo. Ma noi vogliamo farla breve e allora diciamo che la decisione dell’Unesco va accolta con maggior senso storico: la conservazione dei luoghi non si concilia con la loro imbalsamazione ma con nuova vita. La storia non è antiquariato. Non c’è cosa più bella che far giocare i bambini a pallone nella Storia. Lo abbiamo fatto un po’ tutti e non siamo venuti su male se conserviamo il gusto del rispetto della tradizione. Da ragazzino ho giocato sul pronao del duomo di Sant’Agata dei Goti costruito con materiale di spoglio di un tempio pagano e proprio quei giochi in quei luoghi mi hanno educato alla conoscenza della chiesa dove celebrò Sisto V e predicò Sant’Alfonso. I bambini beneventani discendenti di Grimoaldo, Rotari e Liutprando – un “tridente” da far impallidire il celebre Gre-No-Li: Green, Nordhal, Liedholm – hanno tutto il diritto di giocare con la lombard ball nella loro piazza dei Longobardi (come se fosse un piccolo Arechi, lo stadio longobardo che non a caso c’è a Salerno).
(tratto dal Corriere del Mezzogiorno)