di Giancristiano Desiderio
(Sanniopress) – Nei giorni scorsi, a proposito della ricostruzione che Erminia Mazzoni aveva fatto dell’eterna emergenza rifiuti a Napoli e Campania per il Corriere del Mezzogiorno, avevamo evidenziato che essa era centrata sui fatti, le procedure, i risultati; e, soprattutto, metteva al bando gli ideologismi, la propaganda, i verbalismi. Per questo avevamo parlato di modello su cui il Pdl dovrebbe investire. Di questo ed altre questioni abbiamo parlato con Erminia Mazzoni nell’intervista che segue.
Onorevole Mazzoni, partiamo dal voto amministrativo a Benevento. Quale il suo giudizio?
Benevento è rimasta un po’ sullo sfondo. E’ stata più’ una prova di forza, che una gara di idee. L’amministrazione ha ripreso da dove aveva lasciato senza nuovi stimoli.
Il Pdl quanti candidati a sindaco ha effettivamente votato a Benevento?
Ufficialmente due, Tibaldi e Nardone. Il primo aveva con se la lista del PDL, il secondo le colonne portanti del PDL. La frattura però ha portato entrambi a perdere. Ipotesi di altre scelte le lascio alla cronaca dei retroscenisti.
Le polemiche tra lei e Nunzia De Girolamo hanno contrassegnato la fase elettorale ma sembrano non essere rientrate neanche dopo il voto.
Polemiche?! No, punti di vista non convergenti che si fermano al metodo. Al merito non siamo mai arrivate. E la distanza rimane.
Il Pdl ha perso e anche dopo il voto continua a perdere: è diviso, litigioso, insicuro.
Il PDL è il popolo che crede nel Presidente Berlusconi. Il resto è, dalla fase del 70 e 30, un insieme di culture che non trovano sintesi.
Ora con Angelino Alfano si proverà a riformare il Pdl che sembra però destinato a restare un partito con poca democrazia interna o no?
L’appuntamento del 1 luglio è la speranza che qualcosa cambi. Modifica dello statuto e riassetto del vertice dovrebbero essere votati. E’ un primo passo, sul quale si può e si deve rifondare uno spirito democratico e una partecipazione di qualità. La scelta di Alfano, all’indomani della sconfitta elettorale, indica un nuovo corso, non più’ movimentista.
Lei anni fa si fece promotrice di una riforma del partito in chiave democratica: crede che sia ancora valida quella iniziativa?
Le teorie sulla democrazia sono tante e diverse, ma sempre valide. La mia è stata e sarà sempre una storia di partecipazione e confronto. Credo fermamente che la via degli uomini soli al comando possa essere solo un passaggio transitorio e non la regola. Anche perché di uomini con le necessarie capacità ce ne sono pochi. La partita della politica e’ naturalmente un gioco di squadra.
La crisi del Pdl a Benevento si ripercuote su tutto il centrodestra. Non ritiene che sia necessaria la convocazione di Stati generali dell’area di centrodestra a prescindere dalle singole iniziative dei partiti?
Prima di convocare qualcosa bisogna ridefinire il perimetro ideale del centro destra. Gli ultimi anni hanno appannato le ragioni comuni. Non vedo grandi “stati” da riunire, solo stanche truppe sparpagliate da rimotivare. Dobbiamo ricostruire dalla base.
Come giudica le prime “convergenze” registratesi al Comune di Benevento tra Pdl e Pd? E la posizione assunta da Raffaele Tibaldi?
Sono accordi organigrammatici, non perfettamente in linea con lo schieramento in campo di forze con il compito di amministrare e di altre con quello di controllare. Le convergenze si registrano sull’azione per la città. Per ora non vedo dialogo costruttivo. Raffaele Tibaldi avrebbe dovuto guidare l’opposizione. Si è stravolta la consuetudine e il candidato sindaco ha, comprensibilmente, rivendicato una sua autonomia. Spero possa essere il ponte tra le due sponde del centro destra in consiglio.