(Sanniopress) – “I Longobardi meglio di Garibaldi, chi l’avrebbe mai immaginato? Nell’anno del 150esimo anniversario dalla nascita della Nazione, in cui la figura dell’eroe dei Due mondi è stata messa in discussione a Nord quanto a Sud, tocca a questopopolo bistrattato dalla storia mettere d’accordo l’intera penisola. Ieri il board mondiale dell’Unesco ha comunicato quali sono i nuovi siti del pianeta che possono fregiarsi del titolo di «patrimonio dell’umanità». Per l’Italia ha ricevuto questo riconoscimento la «via Langobardorum», una strada immaginaria che unisce molti dei punti del nostro Paese in cui i Longobardi hanno lasciato un segno del loro passaggio. E questa traccia, partendo dal Friuli, si snoda lungo tutta l’Italia allungandosi fino alla provincia di Foggia, in un on the road che, con dodici secoli di anticipo, procede in senso contrario alla Spedizione dei mille”.
A scriverlo è il sito Corriere.it, riprendendo l’articolo pubblicato oggi dalla versione cartacea del più importante quotidiano italiano.
Prosegue così: ” Una singolarità è data anche dal fatto che l’Unesco ha concesso il suo ok a un sito definito «seriale», non circoscritto insomma in un’area ristretta. Complessivamente infatti sono otto le località inserite nell’«Italia Langobardorum». Cominciando da Nord il primo che si incontra è Cividale del Friuli, in provincia di Udine: il Tempietto longobardo, i resti del complesso episcopale di Callisto e il museo nazionale che conserva i corredi delle necropoli locali sono da ieri patrimonio dell’umanità.
Come era logico attendersi, la parte del leone spetta alla Lombardia, regione che deve il suo nome proprio ai barbari arrivati qui dalle pianure germaniche dell’Elba. Tre sono i siti ritenuti degni di menzione e tutela: il primo è il complesso di Santa Giulia a Brescia, con il monastero e la chiesa di San Salvatore. Gli altri due si trovano in provincia di Varese e sono i resti delle cittadelle fortificate di Torba e Castelseprio: di quest’ultima fa parte anche la chiesa di santa Maria Foris Portas dove sono conservati affreschi risalenti ai primissimi secoli della cristianità”.
L’attenzione del Corriere si sposta agli altri siti, tra cui Benevento: “Dalla Lombardia le genti venute dal Nord Europa puntarono su Roma, lasciando traccia del loro passaggio in provincia di Perugia e precisamente con il tempietto di Campello del Clitunno e con la basilica di San Salvatore a Spoleto, altri due siti compresi da oggi nella «rete» dell’Unesco. Dal centro al Sud della penisola si arriva in Campania e in Puglia per incontrare le ultime due tappe della peregrinazione longobarda: sono la chiesa di Santa Sofia a Benevento e il santuario di San Michele sul Gargano”.
L’articolo di Claudio Del Frate si conclude, infine, facendo cenno ai motivi che hanno indotto l’Unesco a dare il via libera alla candidatura: “Non sono solo queste otto le località che hanno segnato la presenza dei Longobardi in Italia (manca all’appello, ad esempio, la città di Pavia, che fu la capitale del loro regno) ma – fa sapere l’Unesco – i siti sono stati promossi per la loro rilevanza storica e per lo stato di conservazione delle loro testimonianze storiche.
Le gesta di re dai nomi astrusi come Alboino, Agilulfo o Rotari, calati in Italia da terre remote e conquistati alla civiltà grazie al contatto con romani e bizantini, entrano a far parte dunque a pieno titolo dell’identità nazionale. Soddisfazione per la decisione dell’Unesco è stata espressa ieri da più voci, dal sindaco di Cividale Stefano Balloch, al governatore della Puglia Nichi Vendola fino al sottosegretario ai beni Culturali Rosario Villari. Da nord a sud oggi siamo tutti un po’ più fratelli longobardi”.
Sempre il Corriere.it affida allo storico Franco Cardini un ritratto dei Longobardi. Ecco il link all’articolo: “Quegli «antenati» trattati da barbari che hanno fatto rinascere le nostre città“.