di Giancristiano Desiderio
(Sanniopress) – L’altro giorno ponevamo il problema dell’opposizione che non c’è ed eravamo alla ricerca di un modo concreto, privo di ideologismi e propaganda, di svolgere la fondamentale attività di opposizione. Perché senza opposizione una democrazia non funziona bene. Con questi propositi vale la pena soffermarsi sulla ricostruzione che Erminia Mazzoni ha fatto dell’eterna emergenza rifiuti a Napoli e Campania per il Corriere del Mezzogiorno e le critiche mosse al neosindaco Luigi de Magistris centrate sui fatti. La deputata europea del Pdl parte da qui: a Bruxelles ci sono 135 milioni di euro da utilizzare ma sono bloccati fino a quando a Napoli e in Campania non ci sarà un “ciclo chiuso” dello smaltimento dei rifiuti. Per poter avere quei soldi bisogna essere attualmente credibili agli occhi dell’Europa. Al momento Napoli non lo è. Seguiamo la ricostruzione della Mazzoni.
Tre sono i punti da tener presente. Primo: la Corte europea chiede che la gestione sia ordinaria e non straordinaria (la gestione straordinaria, infatti, è stata un oceano di sperperi). Il primo passo è stato fatto: gestione ordinaria. Secondo: la Corte ha chiesto la ricostruzione degli ultimi tredici anni di gestione commissariale perché mancano i bilanci. “E infatti sono state costituite le unità di stralcio che avrebbero dovuto ricostruire le spese”. Terzo: il piano regionale dei rifiuti. “requisito fondamentale è che sia un ciclo chiuso, cioè il rifiuto venga prodotto e smaltito all’interno del territorio regionale”. Il piano è stato fatto, visto da Bruxelles che ha fatto osservazioni, rivisto; insomma, un lavoro per tentativi e correzioni come accade per quasi tutte le cose. Ora si attende il – diciamo così – “visto si stampi”, cioè si proceda e quindi lo sblocco dei soldi.
Tuttavia, il piano non può stare solo sulla carta e non può essere modificato. Non si può credere di prendere i soldi e di cambiarlo. E’ centrale dunque rispettarlo. Vediamo cosa prevede. Eccolo: tre inceneritori: Acerra, Salerno, Napoli est. Sette impianti Stir, i compostaggi e la differenziata. Tutto deve procedere in questa direzione per avviare a soluzione una buona volta la “questione rifiuti” a Napoli e Campania. Ma qui entra in scena LdM: il sindaco con la bandana arancione (quella di Berlusconi era bianca). Il suo primo atto è quello di dire no al termovalorizzatore a Napoli: “Così invece di ottenere lo sblocco dei fondi, stoppa tutto il percorso virtuoso fatto in un anno e bisogna ricominciare daccapo”. Una sciagura.
La ricostruzione fatta da Erminia Mazzoni è rigorosa: è centrata sui fatti, le procedure, i risultati; mette al bando gli ideologismi, la propaganda, i verbalismi. E’ un modello su cui il Pdl dovrebbe investire anche per le altre “questioni”, a partire nel Sannio dalla sanità il cui “sistema” è ormai ai minimi termini. La politica va ricalibrata sulle cose e non sulle carriere, con la serietà e non con la cialtroneria. Il modello Mazzoni vale più delle modelle. A Napoli la situazione è nuovamente drammatica. Ben presto il problema napoletano toccherà ancora una volta il Sannio. Il “ciclo chiuso” dello smaltimento dei rifiuti è necessario non solo per pulire Napoli ma per fare in modo che la Campania non sia un problema per l’Italia (e l’Europa).