di Giancristiano Desiderio
(Sanniopress) – Come ho dato la mia vicinanza umana e il mio pensiero a Carlo Panella rimosso brutalmente dalla direzione de Il Quaderno, così do il mio sentimento e il mio pensiero a Federica Rossi che è indicata come nuovo direttore del giornale. Ho letto qua e là in giro sul web cose sgradevoli e giudizi incivili. Cose del tipo “non compriamo, non leggiamo, non abboniamoci più al Quaderno”, “boicottiamo Il Quaderno” o “ma chi è questa Rossi”. Se è questa la cultura che esprime il “ gruppo panelliano”, allora, è bene dire con chiarezza che con il settarismo e il fanatismo non si combina nulla di buono. Per fortuna c’è Peppe Porcaro che con la sua ironia rimette tutto a posto.
Diciamoci le cose come stanno. Nei poteri legittimi di un editore c’è la scelta del direttore. “Licenziare” (e assumere) un direttore è proprio il compito dell’editore che se non può fare neanche questo non si capisce che cosa ci stia a fare. Naturalmente, c’è modo e modo. E nella storia del “licenziamento” di Panella è proprio questo in discussione – “e ‘l modo ancor m’offende” come dice Dante – ma non certo la possibilità di cambiare la guida del giornale.
Altra cosa, invece, è la questione dei redattori non pagati. Hanno tutto il diritto di rivalersi, di protestare, di pretendere gli arretrati e soprattutto di scegliere cosa fare: restare se condividono il progetto dell’editore o andare via e magari dare vita a una nuova esperienza con lo stesso Panella. Anzi, è proprio la capacità dei giornalisti di rappresentare la propria posizione con dignità a decidere non solo il futuro del giornale ma anche la possibilità di far fare un salto di qualità al giornalismo beneventano. Diciamo così: siamo di fronte a una crisi di crescita e, si sa, non si cresce senza sforzi e senza esperienze negative.
Ma è il boicottaggio la vera questione. L’idea di boicottare qualcosa o qualcuno è tipica delle culture in cui chi cambia posizione è un traditore ed e sospettato di intesa con il nemico. In fondo, anche nei confronti di Carmine Nardone è stata espressa in campagna elettorale questa idea perché scegliendo di stare con Pasquale Viespoli si era di fatto trasformato in un traditore. Dalla filosofia del tradimento, del complotto, della cospirazione sono venute al mondo le cose peggiori. Siate più composti, amici panelliani. A conti fatti il più composto di tutti è proprio Panella che ha detto: “Vabbe’, farò un altro giornale”.
Boicottare Il Quaderno perché non c’è più Carlo Panella è un po’ come pensare di mettere al mondo dei figli senza sapere che un giorno saranno grandi, adulti, autonomi e andranno per la loro strada proprio come un tempo fecero i padri che furono figli. Fondare un giornale – grande o piccolo che sia, nazionale o locale o di quartiere – significa dare vita a una creatura che ben presto si differenzierà dal suo fondatore e avrà vita autonoma: perché un giornale, proprio come la società civile, non è il frutto di una mente ma di una combinazione di menti. Un giornale è il prodotto di un lavoro collettivo. Augurarsi la chiusura de Il Quaderno significa negare questa esperienza comune frutto di più contributi, più mani, più passioni, più cervelli. E’ probabile che il “gruppo panelliano” nella delusione per la rimozione di Panella si sia fatto prendere la mano e abbia espresso pensieri in cui non crede. Voglio crederlo. Perché il vero sentimento da coltivare è quello di augurare lunga vita a Il Quaderno. Se volete esprimere vera solidarietà a Carlo Panella dovete auguravi che la sua “creatura” continui a vivere e dovete fare il vostro sincero in bocca al lupo a Federica Rossi. Nel mondo civile si usa così.