di Giancristiano Desiderio
(Sanniopress) – Vorrei esprimere una posizione in controtendenza sul cosiddetto “caso Narducci”: il pubblico ministero della procura di Napoli diventato assessore alla sicurezza della giunta De Magistris. Il segretario dell’associazione nazionale magistrati, Giuseppe Cascini, nell’intervista rilasciata ieri a Gianluca Abate ha detto che Giuseppe Narducci è stato un bravo magistrato e sarà un bravo assessore ma violando il codice etico dei giudici ha sbagliato e perciò non è più un modello. Il punto che voglio sottolineare è proprio questo: anche io credo che Narducci abbia sbagliato, ma a differenza di Cascini non credo che il rispetto delle regole deontologiche avrebbe fatto di Narducci un modello.
I magistrati – i giudicanti e gli inquirenti – sono tenuti, come tutti noi comuni mortali, a rispettare le leggi dello Stato e, ancor di più, i codici etici (scritti e no) e non per questo sono dei modelli etici di infallibilità perché anche i magistrati, come tutti noi, sbagliano. Ecco, il “caso Narducci” ha qualcosa di positivo perché mostra con evidenza e ci fa ragionare pubblicamente sulla scelta sbagliata, per altro consapevole, di un pubblico ministero.
In Italia due sono le figure per le quali vale il dogma dell’infallibilità: il papa e il giudice. Ma il pontefice è il capo di una chiesa e come tale vale il grande principio liberale riassunto da Cavour nella formula “libera Chiesa in libero Stato”, mentre il giudice non è il capo di una chiesa ed egli stesso è sottoposto alle leggi dello Stato che amministra penalmente e civilmente. Il magistrato, però, a differenza di ogni altra figura di cittadino e di professionista – il medico, il giornalista, il professore – gode di una libertà in più: la libertà di sbagliare. Il medico che sbaglia andrà, nel novanta per cento dei casi, incontro a problemi giudiziari perché i familiari, come accade sempre più spesso, chiedono che siano accertate le sue responsabilità. Il giornalista che sbaglia un articolo sarà querelato e il più delle volte gli verrà imputato il reato di diffamazione a mezzo stampa: le cause per i danni civili sono in vertiginoso aumento. Il professore che non valuta bene gli alunni (o che si crede non valuti bene l’alunno) sarà fatto oggetto delle critiche dei genitori e il più delle volte la sua valutazione sarà a sua volta valutata dal tribunale amministrativo. E i giudici? Se sbaglia il magistrato, pazienza.
I danni civili e penali di eventuali errori restano senza risarcimento. Anzi, come si legge nell’istruttivo libro di Jacques Vergès Gli errori giudiziari (appena edito da Liberilibri) “il termine ‘errore’ non figura nel Codice di procedura penale”, eppure gli errori giudiziari sono più numerosi di quanto si pensi, ma “l’errore giudiziario ‘riuscito’ è come un invisibile delitto perfetto”. Gli errori di magistrati, dunque, sono più pericolosi degli altri errori, perfino degli errori medici perché, a differenza di questi, non sono immediatamente visibili. E’ proprio per questo motivo che i giudici sono ritenuti dei “modelli” e sono miticamente pensati come “infallibili”. Ma, per avere una giustizia migliore, dall’inganno dell’infallibilità bisogna uscire: il potere giudiziario, come ogni potere umano, è fallibile per definizione.
(tratto dal Corriere del Mezzogiorno del 16 giugno 2011)