di Billy Nuzzolillo
Gli italiani qualche anno fa si sono stancati persino della vecchia balena bianca, che sembrava invincibile e fu invece relegata in soffitta da un giorno all’altro. E prim’ancora si erano stancati della bandiera rossa, tristemente ammainata all’indomani della caduta del muro di Berlino. Ora tocca al berlusconismo, fenomeno in verità incarnato anche da quanti a sinistra in questi anni non hanno saputo (o voluto…) opporvisi.
In Campania in queste settimane abbiamo assistito in particolare al crepuscolo del bassolinismo, fenomeno nefasto che, al pari del berlusconismo, è nato anch’esso nel 1993, sulle ceneri della Prima Repubblica. Dagli iniziali fasti del nuovo Rinascimento napoletano, seguito all’era dei vicerè di Napoli (Di Donato, Pomicino e De Lorenzo), si è passati via via dalla tragedia dello scandalo dei rifiuti, alimentato dall’inquietante intreccio di interessi criminali e politici, imprenditoriali e lobbistici, alla vittoria del centrodestra alle Regionali, fino a giungere alla farsa delle primarie del Pd annullate per brogli.
In questo avvilente contesto è nata la candidatura (ritenuta da molti addirittura velleitaria) di Luigi de Magistris, sostenuto inizialmente solo da Idv e dai movimenti, in contrapposizione al prefetto Morcone, candidato ufficiale del Pd voluto fermamente dal segretario nazionale del Pd Bersani per sfidare Gianni Lettieri, designato invece direttamente da Berlusconi come candidato del Pdl su pressante richiesta dell’incontrastato ras del centrodestra campano, Nicola Cosentino.
Personaggio, quest’ultimo, su cui – è bene ricordarlo fino alla noia – pende una richiesta di arresto per concorso esterno in associazione camorristica e che, come inequivocabilmente emerge dalle pagine del libro “La peste” di Tommaso Sodano, ha partecipato con un ruolo di primissimo piano alla spartizione del business dei rifiuti dell’era bassoliniana.
L’elezione a sindaco di Napoli dell’ex pm de Magistris spazza via, quindi, il duopolio Bassolino-Cosentino, che tanti danni ha prodotti in questa martoriata regione e, soprattutto, assieme al risultato conseguito a Milano da Giuliano Pisapia impone una seria riflessione.
Come scrive il direttore del Corriere del Mezzogiorno, Marco Demarco, si tratta infatti in entrambi i casi di “sindaci irregolari, nati da un conflitto tra società civile e partitocrazia, la rete dei Vendola, degli Emiliano, dei De Luca, dei Renzi… “. E aggiunge: “Destra e sinistra hanno fatto fuori i loro leader, Cosentino e Bassolino, senza neanche sottoporli a un processo politico”.
La sfida che attende ora l’ex pm de Magistris, al pari di quella che attende l’opposizione a livello nazionale, è quella di far tesoro di questa lezione.