di Michelangelo Fetto
(Sanniopress) – Il giorno 4 giugno alle ore 16 al Teatro Romano ci sarà un raduno volontario di cittadini ed artisti che provvederanno alle pulizie del Teatro Romano nell’ambito dell’iniziativa chiamata “Gli angeli delle pietre” . Dopo le pulizie, gli artisti presenti si esibiranno in un happening a base di musica, teatro, poesia fino al calar del sole. A questo proposito il mio amico Billy mi dà l’occasione di fare un appello ….. lo so che tanti ne avete sentiti in questi giorni ma il mio è un appello un po’ particolare, non è né un appello di destra né di sinistra né di centro , è un appello a favore di …..noi stessi! E quando dico noi non intendo pomposamente denominarmi con il plurale maiestatis ma mi riferisco alla totalità dei cittadini di Benevento. Il Teatro Romano nelle condizioni di abbandono in cui versa è l’emblema più incisivo della tristezza dei tempi che abbiamo la ventura di vivere, di quell’insopportabile leggerezza dell’essere cittadino beneventano oggi. E’ superfluo che io vi parli dell’importanza, dal punto di vista storico ed artistico, del Teatro Romano, è necessario però che io vi dica che i danni che non hanno causato nel corso di millenni guerre e terremoti li sta facendo ora la nostra indifferenza. Il problema di questo teatro non è nuovo e torna ciclicamente alla ribalta con la differenza che la disaffezione dei cittadini al Romano e ad altri monumenti importanti del nostro patrimonio (uno per tutti il Ponte Leproso vittima di ortiche e murales) è giunta al livello di guardia, al punto di non ritorno. Qual è l’importanza di questo luogo per i beneventani? Io vi potrei dire tante cose che vanno dal fascino dell’antichità alla magia dell’arte scenica, dalla testimonianza di uno splendore che fu a quelle dei grandi artisti che non dimenticheranno mai l’emozione che dà esibirsi in un posto simile o delle centinaia di migliaia di spettatori che nel corso dei secoli ne hanno gremito le gradinate ma …… preferisco esprimere la mia opinione attraverso un ragionamento. Fra pochi giorni la commissione dell’Unesco si esprimerà sulla candidatura della città di Benevento e ci sono buone possibilità di un responso positivo; in quel caso è possibile oltre che auspicabile che la nostra città diventi uno dei terminali più importanti di un circuito turistico di primissimo ordine e dunque più che probabile la presenza in città di “qualche” turista con i benefici in termini economici e quindi di sviluppo che ben potete immaginare; sorge allora spontanea la domanda : è possibile presentare i nostri monumenti ai turisti nelle condizioni in cui versano? Evidentemente la risposta è negativa. E poi c’è un altro motivo, se volete sentimentale, che ci porta a questa iniziativa: ed è l’orgoglio di essere beneventani, l’orgoglio della nostra storia unito all’anelito all’amor proprio che, riducendo così il Teatro Romano, ci è venuto meno clamorosamente … Ci siamo scelti un modello illustre quello degli angeli del fango, quei meravigliosi ragazzi che nel ’66 giunsero da tutto il mondo a salvare i capolavori dell’arte fiorentina e ci riuscirono! Noi non dobbiamo lottare con le acque e con il fango ma con noi stessi e forse paradossalmente è una lotta ancor più difficile : a nove giorni dall’evento le adesioni sono un centinaio e sono superate dai “ vorrei ma non posso” “dall’impegno improrogabile” e dal silenzio assordante del mondo delle associazioni che solo in minima parte ha raccolto l’appello a differenza invece di alcune ditte come la Gestcond Servizi o la Event o la Aesse Stampa o la ditta di Umberto Rossi o l’ASIA che parteciperanno con uomini e mezzi alla realizzazione della giornata. Lo voglio dire a chiare lettere che noi quel giorno il problema non lo risolveremo, di questo sono certo al centesimo, ma più saremo e più dimostreremo a quelli del “piano di sopra”, ai nostri “dipendenti” che abbiamo mandato nella cabina di comando a guidare la nave, la nostra volontà, il nostro affezionamento e la nostra caparbietà nel salvataggio del nostro Teatro Romano. Non succederà niente? Noi non ci arrenderemo e ci riproveremo di nuovo.
Dixi et animam levavi.