di Giancristiano Desiderio
(Sanniopress) – Tra i due litiganti il terzo gode. I due litiganti sono Pasquale Viespoli e Nunzia De Girolamo, il terzo che gode è Fausto Pepe. Non servono complicate analisi per capire come sono andate le cose alle comunali per Benevento: il centrodestra si è diviso e il sindaco uscente dalla porta è rientrato dalla finestra. Fausto Pepe ha vinto una delle campagne elettorali più brutte degli ultimi anni: è stata definita giustamente priva di idee. Ma ha vinto. Il centrodestra ha fatto la guerra a se stesso e ora che le urne sono chiuse non solo dovrà fare i conti con la sconfitta, ma dovrà anche porsi il problema della ricomposizione. Sempre che qualcuno vorrà porre la “questione”. Per come è maturata la grave sconfitta, infatti, al momento non sembra possibile avere un ritorno alla ragionevolezza. Il tempo, in casi come questi, dovrà fare la sua parte, visto che gli uomini (e le donne) non sembrano in grado di fare la loro.
Il sindaco senza idee, intanto, si gode la vittoria. E ci sembra giusto che sia così. Ha vinto per demerito degli altri, ma è stato bravo – e gli va dato atto – a mantenere la calma mentre gli altri intorno a lui e contro di lui la perdevano. Dunque, è sbagliato definirlo un sindaco senza idee perché almeno una – quella della linearità del suo percorso – l’ha tenuta ferma e gli elettori di Benevento, stanchi di transumanze politiche e culturali, lo hanno seguito. Ora, però, dovrà dimostrare di avere qualche idea anche per governare bene la città. Il suo primo mandato non è stato esaltante. Con il secondo avrà la possibilità di riscattarsi. Speriamo che faccia tesoro dei pasticci fatti (vedi, ad esempio, il caso Amts).
Esce di scena Carmine Nardone. L’ex presidente della Provincia voleva fortemente fare il sindaco e pur di realizzare il suo obiettivo aveva scelto una via tortuosa. Il cosiddetto “compromesso storico” di Benevento non ha dato i frutti sperati per almeno due motivi: perché il partito di Nardone non ha seguito Nardone e perché l’operazione di “Territorio è Libertà” non ha ripetuto il vincente precedente di Partecipazione: in quest’ultimo caso, infatti, l’impegno di Pasquale Viespoli era diretto, mentre nel caso della candidatura di Nardone l’ex sindaco era coinvolto indirettamente. La “Benevento profonda” – come si dice in questi casi – non ha seguito Viespoli perché non era candidato in prima persona. Se l’ex sindaco avesse scelto di candidarsi personalmente ancora una volta per guidare la città avrebbe avuto, forse, un risultato diverso. Tuttavia, i ragionamenti con i “se” e con i “ma” non portano da nessuna parte.
Anche Clemente Mastella esce male dal confronto. Vi esce male sia sul piano personale sia con il partito che perde voti su voti. La polemica con la De Girolamo, al di là della querela annunciata, non gli ha giovato. Mastella raccoglie palloni e non voti anche a Napoli e la sua uscita di scena appare frutto di un cambio di stagione della politica, più che di un complotto giudiziario. Da questo punto di vista la sconfitta è più pesante. Può darsi che il mastellismo vinca nei metodi nel momento in cui perde nelle urne, ma se Benevento vuol fare un passo avanti dovrà mettere da parte il suo tradizionale familismo che non regge più le sfide contemporanee.
In sintesi: la situazione politica di Benevento rispetto a pochi anni fa si è capovolta. La sinistra governa e la destra è all’angolo. Vi rimarrà non poco tempo se le idee politiche non avranno la meglio sugli sterili scontri personali.