di Gabriele Corona *
Con la conferenza stampa tenuta ieri a Palermo, Maurizio Zamparini ha commentato il sequestro delle sue quote nella Unione Sportiva Città di Palermo, con argomentazioni del tutto fantasiose per dichiararsi vittima di una congiura ordita ai suoi danni da parte di una presunta lobby beneventana interessata ad altri centri commerciali.
Non è la prima volta che l’imprenditore friulano sostiene questa tesi ridicola, già smentita dai fatti oltreché dalla magistratura. E’ quindi necessario precisare che l’esposto di denuncia dal quale è scaturita l’indagine che ha portato ai provvedimenti attuali della magistratura, è stato presentato dalla scrivente associazione per tutelare l’area destinata a Parco fluviale nell’ansa del fiume Calore, sulla quale è stato costruito, illecitamente, un parcheggio a servizio del Centro commerciale.
Per questo motivo, Zamparini è già stato rinviato a giudizio per lottizzazione abusiva e il processo è tuttora in corso, anche se lui ha omesso di riferirlo nel corso della conferenza stampa. L’imprenditore sostiene, infatti, erroneamente, di non essere responsabile per eventuali abusi edilizi perchè ha acquistato l’Ipermercato dotato di tutte le prescritte autorizzazioni, da altri imprenditori nel 2005; di non aver commesso abusi di alcun genere; di essere stato prosciolto dalle contestazioni di reati penali e che a suo carico al momento c’è solamente il sequestro delle quote del Palermo Calcio. Quindi, per il patron del Palermo Calcio, le sue disavventure giudiziarie a Benevento sono semplicemente frutto di una azione di discredito ai suoi danni ad opera di un Pubblico Ministero che lo perseguita e di alcuni suoi consulenti “lazzeroni” che lavorano al Comune di Benevento.
In realtà Zamparini ha acquistato nel 2002 i terreni (alcuni dei quali aumentati di valore di cento volte in sei mesi) e la Concessione Edilizia da un imprenditore napoletano con il quale aveva concordato l’affare nel 1999; ha completato la costruzione del Centro Commerciale dichiarando di avere speso 45 milioni di euro; ha beneficiato di credito di imposte dallo stato per circa 14 milioni di euro per l’investimento in aree depresse; ha venduto nel 2005 tutta la proprietà a due finanziarie incassando 31 milioni e 800 mila euro e sottoscrivendo con le stesse società un contratto di leasing che prevede una rata annuale più bassa dei fitti che incassa da Ipercoop e commercianti locali.
L’imprenditore friulano ha ottenuto le autorizzazioni per le varianti al Centro Commerciale, la costruzione del parcheggio in area destinata a Parco Fluviale e la utilizzazione di superfici di vendita non proporzionate alla disponibilità reale dei parcheggi, in cambio della promessa a realizzare a sue spese un parco e tre strade da cedere gratuitamente al Comune. Questi impegni non sono stati finora mantenuti anche per responsabilità di tecnici, funzionari ed amministratori comunali. Per questi fatti la Procura della Repubblica di Benevento contesta a Zamparini innanzitutto il reato di Truffa ai danni della pubblica amministrazione, in concorso con l’ex assessore Aldo Damiano. Per questo motivo il Pm a luglio 2010 aveva chiesto gli arresti domiciliari per l’amministratore e l’imprenditore, ma il Giudice delle indagini preliminari e il Tribunale del riesame di Napoli, pur concordando sulle ipotesi di condotte illecite dei due, non hanno ritenuto sussistere i gravi indizi del reato di Truffa perché non è accertato il danno procurato alla collettività. Per lo stesso motivo il Gip e il Tribunale del Riesame di Benevento, non hanno disposto il sequestro dei beni di Zamparini. Di diverso avviso è stata la Suprema Corte di Cassazione che a febbraio scorso, con la sentenza n. 531/204, non mostrata ai giornalisti, ha ritenuto che “nei due capi di imputazione sono indicate specifiche circostanze dalle quali si desume un danno per l’Ente truffato direttamente derivante dai raggiri posti in essere … come il fatto che lo Zamparini si era impegnato a cedere al Comune un’area di 21,.30 metri quadrati, mentre l’area in questione risultava di una estensione di gran lunga inferiore ed il fatto che le aree promesse al Comune erano state vendute a due società di leasing”.
La suprema Corte, pertanto, ha rinviato gli atti al Tribunale del Riesame di Benevento affinchè, valutata la impossibilità di sequestrare il Centro Commerciale già venduto, procedesse al sequestro di beni equivalenti di proprietà diretta dell’imprenditore, come le quote del Palermo Calcio.
Nessuna operazione misteriosa, quindi, a danno di Zamparini il quale in conferenza stampa non ha specificato che la Procura della Repubblica di Benevento, con il provvedimento di chiusura indagine notificato alcune settimane fa, gli contesta per la apertura del centro commerciale di Benevento, i seguenti reati commessi in concorso con altri: truffa ai danni dell’ente pubblico (art. 479 c.p.v.), falso ideologico (art. 479 c.p.), corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio (art. 319 c.p.), istigazione alla corruzione (art. 322 c.p.), abuso d’ufficio (323 c.p.).
Ma Zamparini, nel corso della conferenza stampa a Palermo, non si è solamente lasciato andare al solito piagnisteo della eterna vittima di congiure, perché ha rilasciato alcune dichiarazioni precise e di estremo interesse. Egli ha precisato, ad esempio, di avere incontrato la moglie di Mastella affinchè intervenisse sul sindaco di Benevento che non voleva fargli aprire il centro Commerciale e di aver ricevuto dalla Lonardo l’invito a versare alla sua associazione onlus, la somma di € 50.000 puntualmente elargiti. Anche per questo episodio, il Pm di Benevento contesta a Zamparini e alla Lonardo, il reato di corruzione ma la famiglia Mastella alcuni giorni fa, pur ammettendo di aver ricevuto i soldi, ha negato di aver fatto pressioni sugli amministratori per l’apertura del Centro Commerciale ed ha annunciato querela nei confronti del presidente di Altrabenevento che aveva appunto ricordato dell’incontro a Ceppaloni, il 13 settembre 2006, tra Zamparini e Sandra Lonardo. Infine il patron della Unione Sportiva Città di Palermo, ha sostenuto di aver versato 200.000 euro alla squadra di calcio di Benevento, su richiesta degli amministratori comunali. Ora bisogna sapere chi li aveva richiesti e chi li ha incassati.
* presidente di Altrabenevento
I video della registrazione della conferenza stampa sono sul sito: http://www.altrabenevento.org/altrabenevento/?p=8121