(Sanniopress) – La II sezione penale della Suprema Corte, com’è noto, lo scorso mese di aprile ha accolto il ricorso del sostituto procuratore di Benevento, Antonio Clemente, che indaga su una serie di presunte truffe e corruzioni che Zamparini e i suoi collaboratori avrebbero compiuto per costruire ed aprire a Benevento il centro commerciale ‘I Sanniti’, violando – secondo l’accusa – gli impegni assunti con l’amministrazione comunale, e promettendo a politici e funzionari locali l’assunzione clientelare di persone da loro indicate.
“Nell’ambito di un’inchiesta più volte finita agli onori della cronaca – scriveva in proposito –Vincenzo Iurillo su Il Fatto Quotidiano –, il pm ha chiesto il sequestro dell’immobile, valutato da una perizia 17 milioni e mezzo di euro, nonché di 24.975.000 euro in azioni del Palermo di proprietà di Zamparini, e di circa 880.000 euro in azioni in una delle aziende di famiglia, la Gasda spa. Beni ritenuti equivalenti all’ingiusto profitto che Zamparini avrebbe realizzato attraverso i reati che gli vengono contestati”.
La decisione della Cassazione era arrivata dopo che la Procura sannita si era vista respingere dieci misure cautelari (tra i destinatari anche l’ex assessore comunale Aldo Damiano) sia dal Gip di Benevento che dal Riesame di Napoli, e una richiesta di sequestro preventivo di alcune proprietà del presidente del Palermo, anch’essa bocciata due volte, dal Gip e dal Riesame del tribunale sannita.
La Cassazione aveva, in pratica, ribaltato i pronunciamenti di rigetto relativi alla richiesta di sequestro. “Entrambi fondati sull’insussistenza del reato di truffa, in assenza di un danno patrimoniale per il Comune di Benevento – ricordava ancora Iurillo -. Danno che secondo la Suprema Corte, invece potrebbe esistere. E che il pm ha correttamente indicato nei capi di imputazione. In particolare: il Comune di Benevento avrebbe speso somme non dovute per le spese legali necessarie per le cause al Tar “per ottenere la condanna della ditta Zamparini all’esecuzione degli obblighi non adempiuti”; il Comune non ha ricevuto l’area di 21.330 mq che Zamparini si era impegnato a cedere (“risultava di una estensione di gran lunga inferiore”). Altre aree che il presidente del Palermo aveva promesso all’ente pubblico, erano state invece vendute a due società di leasing”.
Va inoltre ricordato che nell’inchiesta sono indagati per corruzione anche i coniugi Clemente Mastella e Sandra Lonardo: Zamparini avrebbe infatti acquistato il loro ‘consenso politico’ alla realizzazione del centro commerciale, attraverso i buoni uffici di un assessore di fede udeurrina, tramite un bonifico di 50.000 euro all’associazione culturale ‘Iside Nova’ presieduta da Lady Mastella. Per i Mastella il pm non ha però mai chiesto misure cautelari.
La notizia della richiesta d’arresto per Zamparini era venuta alla luce lo scorso mese di ottobre (dopo vari rumors estivi), grazie ad un comunicato stampa diffuso dal presidente di Altrabenevento, Gabriele Corona, che tra l’altro chiarisce i punti salienti dell’inchiesta e che, quindi, riportiamo di seguito integralmente:
“Lo scorso luglio la Procura della Repubblica di Benevento ha chiesto l’arresto di Maurizio Zamparini a seguito di una indagine durata quattro anni ed avviata dopo un esposto di Altrabenevento – associazione per la città sostenibile contro il malaffare, per la costruzione di un centro commerciale a ridosso della città.
Il Pm che ha svolto le indagini, Antonio Clemente, ha richiesto anche l’arresto dell’assessore del comune di Benevento, Aldo Damiano ed altri provvedimenti restrittivi a carico di funzionari comunali, tecnici e collaboratori di Zamparini ed ha inoltre iscritto al registro degli indagati i coniugi Mastella.
I reati ipotizzati sono: truffa contro la pubblica amministrazione, corruzione, falso ed abuso d’ufficio. I fatti incriminati riguardano la costruzione e l’apertura nell’ottobre 2006 del centro commerciale I Sanniti. Il patron del Palermo Calcio aveva infatti sottoscritto due accordi con il Comune di Benevento, impegnandosi a cedere all’ente un parco fluviale attrezzato, una strada a confine con il lotto commerciale e altre due opere pubbliche per un totale di circa 3 milioni di euro, in cambio delle autorizzazioni in deroga agli strumenti urbanistici.
Zamparini non ha mantenuto gli impegni presi con consistente vantaggio patrimoniale per se stesso e notevoli danni per la cittadinanza, il tutto grazie anche a strane inadempienze e ritardi degli uffici comunali competenti. Per questo la procura ha chiesto l’interdizione dai pubblici uffici e dalla professione per due mesi, dei due dirigenti del settore urbanistica che si sono succeduti dal 2005 al 2007, dei due tecnici progettisti, di un geometra dell’ufficio tecnico, del segretario generale del Comune e del dirigente del settore Legale, gli ultimi due ancora in carica.
Clemente ipotizza inoltre vari illeciti a carico dell’assessore Aldo Damiano, all’epoca dei fatti all’urbanistica e oggi al settore lavori pubblici, il quale avrebbe assunto un comportamento tale da indurre Zamparini a versare un contributo di 50.000 euro all’associazione Iside Nova di cui era presidente Elio Mastella, il figlio dell’ex- ministro della giustizia.
Dagli atti dell’inchiesta risultano, inoltre, altri due tentativi di corruzione operati da Erbert Rosenwirth, il braccio destro dell’imprenditore friulano, nei confronti dell’ingegnere Salvatore Zotti, all’epoca componente della commissione edilizia, e dell’assessore Cosimo Lepore. I due, però, hanno respinto ogni offerta di posti di lavoro e di denaro denunciando tutto alla magistratura.
La Procura ha richiesto, insieme agli arresti, anche il sequestro dell’area parco attualmente utilizzata come parcheggio del centro commerciale e le quote del Palermo Calcio di proprietà di Zamparini, ma il Giudice per le Indagini Preliminari di Benevento, Maria di Carlo, non ha accolto le richieste. Il pm Clemente però insiste ed ha presentato ricorso al Tribunale del Riesame che si pronuncerà il prossimo 5 novembre”.