di Gabriele Corona *
Il Procuratore Antimafia chiarisce perché è stato arrestato il sindaco di Montesarchio e lancia un allarme sulle collusioni tra malavitosi ed amministratori. Il sindaco di Montesarchio, Antonio Izzo un suo assessore ed altre 17 persone in gran parte affiliati ai clan Pagnozzi e Iadanza-Panella, sono stati arrestati con l’accusa di “partecipazione ad un’associazione di tipo mafioso, usura, estorsione e reati elettorali.”
Questa volta, finalmente, le motivazioni nel provvedimento vengono fornite direttamente dal Procuratore aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, Federico Cafiero de Raho, con un comunicato ufficiale che quindi evita le “veline” degli avvocati di parte interessati a distorcere le informazioni. Il documento è estremamente importante perchè per la prima volta vengono descritti i metodi dei mafiosi nelle “città tranquille” dove godendo di coperture, compiacenze e complicità, non hanno bisogno di usare violenza per esercitare l’attività malavitosa.
Scrive Cafiero de Raho a proposito delle indagini a Montesarchio: “la criminalità organizzata a differenza di quella casertana e di quella napoletana, non sembra più avere la necessità – per manifestare la propria affermazione sul territorio – della commissione di delitti di sangue. Gli esponenti di rilievo dei gruppi criminali sembrano ormai infiltrati nel tessuto socio – economico ed amministrativo, a volte con il paravento di attività formalmente lecite, col fine di acquistare, in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici, di esercitare in maniera diffusa la pratica dell’usura”
Il Procuratore aggiunto antimafia, inoltre spiega che in provincia di Benevento i clan si avvalgono non solo della forza della intimidazione ma soprattutto di “una condizione di assoggettamento ed omertà, diffusa nella comunità degli amministratori pubblici, degli imprenditori, degli operatori del settore finanziario e dei privati che vivono e agiscono in tale contesto territoriale”.
E’ una analisi che dovrebbe far riflettere, finalmente, i rappresentanti delle istituzioni locali che finora hanno irresponsabilmente sottovalutato il pericolo malavitoso e le collusioni con il sistema politico. Alla luce di tali fatti, Altrabenevento chiede che la Direzione Investigativa Antimafia riapra le indagini su alcune ipotesi di reato per abusi edilizi connessi allo sfruttamento di una cava a Montesarchio, archiviate dalla Procura della Repubblica di Benevento.
Cafiero de Raho nel suo interessante documento, così descrive anche il comportamento dei politici in cerca di voti a Montesarchio: “la spinta a partecipare alla competizione politica non è la volontà di farsi disinteressati interpreti dell’interesse pubblico, bensì di occupare posti di potere che possono rivelarsi utili per la promozione dei propri interessi particolari e nell’ottica anche di un ritorno economico….tale fine giustifica il mercimonio economico del voti, l’investimento di ingenti capitali personali … e lo scendere a patti con soggetti in grado di assicurare un “consenso” elettorale con l’utilizzo dei metodi (mafiosi ndr) in cambio di appalti e affidamento in gestione di servizi comunali.
Ovviamente questi comportamenti non si riscontrano solo a Montesarchio e per questo chiediamo che la magistratura competente apra quanto prima una inchiesta anche sulla campagna elettorale in corso a Benevento.
* presidente di Altrabenevento