di Nicola Sguera
Anche a Benevento si è celebrato il 25 aprile, la festa della Liberazione, in un paese “senza memoria”, dove i giudici possono essere paragonati alle BR e la festa che fonda la nuova Italia irrisa pubblicamente da chi non vi si riconosce. Nella nostra città c’è una novità di rilievo: la presenza della sezione locale dell’ANPI, presieduta da Antonio Conte, con la presidenza onoraria del partigiano Giuseppe Crocco.
Malgrado evidenti deficit organizzativi, la manifestazione è stata importante. Infatti, nel clima incandescente di una campagna elettorale molto accesa, è stato bello, anche se solo per un’ora, rivedere le disiecta membra della sinistra sannita marciare insieme. Le elenco confusamente, chiedendo scusa per le omissioni: parlamentari e pezzi di PD, SEL (nella sua componente “idealista”, quella pragmatica era altrove…), Centro Sociale, Rifondazione, CGIL, precari e tanti che sentono il bisogno di riappropriarsi di questa “eredità senza testamento”. E poi tre candidati sindaci: scontata ma comunque apprezzabile la presenza di Pepe e Medici, un po’ meno quella di Tibaldi, antico militante socialista. Per un’ora ci siamo tutti sentiti eredi di una bella storia, al di là delle bandiere sotto cui marciavamo… Proprio per questo mi è parsa particolarmente significativa, e ancora una volta dolorosa, l’assenza di Carmine Nardone, che avrebbe potuto spazzare via le polemiche dei giorni scorsi rivendicando pubblicamente la sua appartenenza ad una storia che trascende la contingenza degli schieramenti politici.
Antonio Conte, nel discorso di fondazione dell’ANPI sannita, sottolineò come essa dovesse volare alta sopra le divisioni partitiche, richiamando tutti noi ai valori della Costituzione scaturita dalla lotta partigiana. Da questo punto di vista, pur augurandomi, che il prossimo anno il lavoro preparatorio dell’iniziativa sia più partecipato e il coinvolgimento della città più capillare, la funzione dell’ANPI appare insostituibile e decisiva, e la figura di Tonino Conte dotata dell’autorevolezza e del carisma necessari a svolgere l’arduo compito.