(FNSI – Ossigeno per l’informazione) – In alcune zone interne della Campania, non si respira “aria e camorra”, come in alcuni quartieri di Napoli e in certi comuni del Casertano. Ma anche in queste aree più tranquille può accadere ai giornalisti di essere sottoposti a intimidazioni, minacce ed insulti telefonici. Può accadere a chi fa con scrupolo e rigore il suo lavoro. Ne sa qualcosa Danila De Lucia, una giornalista di 49 anni che a Benevento dirige lo storico settimanale “Messaggio d’Oggi”: da ottobre del 2009 è sottoposta ad una grave forma di stalking da parte di un anonimo che si definisce un “lettore scontento” e che le ha rivolto insulti e minacce per telefono chiamandola presso la redazione e sul portatile, e facendole recapitare due buste contenenti carta igienica con residui di escrementi. Un messaggio simbolico chiarissimo per rafforzare il giudizio espresso con veemenza in quasi tutte le telefonate: “Siete un giornale di merda!”
Danila De Lucia è figlia d’arte. Il settimanale “Messaggio d’Oggi” fu fondato dal padre, Giuseppe, nel 1961. Inizialmente Danila non aveva dato peso alla vicenda quando aveva trovato nella cassetta postale della redazione una copia del suo giornale strappata in quattro pezzi e un foglio con sopra incollato un suo editoriale con la scritta “comunicazione mancata” e vari improperi. Non era la prima volta che un lettore manifestava in forma anonima la propria disapprovazione per un articolo mal digerito. Danila aveva presentato una formale denuncia e non ci aveva più pensato. Ma ha dovuto ricredersi.
“E’ passato un po’ di tempo senza che si facesse vivo. Ma poi, nel pieno della campagna elettorale per le Regionali, l’ignoto scriba si è ripresentato. Stavolta si trattava – racconta Danila De Lucia – del ritaglio di una pubblicità elettorale su cui erano scritti improperi contro di me e anche contro chi il personaggio politico raffigurato. In questa occasione l’anonimo diceva che era contento “perché il Pd vincerà le elezioni”. La calligrafia era sempre la stessa, lo “stile” identico. Quindi ho presentato una nuova denuncia. Poi, il 18 aprile 2010, mentre mi trovavo al chiostro di San Francesco per il Festival del Libro, fui raggiunta da una chiamata al cellulare. Una voce difficilmente confondibile scaricò una valanga di insulti, contro di me e contro “Messaggio”. Certi epiteti offensivi quando sono rivolti ad una donna assumono un significato particolarmente volgare e minaccioso. Per la prima volta mi sentii davvero minacciata. E, da allora, le telefonate non sono mai finite…”.
Dopo la seconda denuncia in questura, furono avviate le indagini, che finora non hanno portato a nulla. “In modo incessante, il misterioso telefonista – spiega la giornalista – continua a comporre il mio numero di cellulare, e anche quello della mia redazione. Chiama tutti i giorni, compresa la domenica, comprese le festività. Chiama al mattino, al pomeriggio. Una, dieci, trenta volte al dì. Sono sempre offese, ingiurie, villanie, invettive, parolacce e qualche velata minaccia. Mai però mi ha detto perché non gli va bene ciò che scrivo. Mai una frase compiuta, definita con un senso logico in relazione ai contenuti del giornale”.
Inizialmente Danila non ha voluto rendere pubblico ciò che le accadeva. Temeva che qualcuno potesse dire che era solo in cerca di pubblicità. Poi un giornalista, che aveva ascoltato una delle prime telefonate d’insulti, segnalò l’episodio attraverso l’agenzia Ansa, senza però rivelare l’identità della giornalista. Era passato un anno. Danila aveva presentato altre denunce e non cambiava nulla A quel punto il direttore di “Messaggio d’Oggi” decise di rendere pubblico il caso pubblicando un editoriale intitolato “L’ignoto scriba e il mestiere di giornalista”.
Arrivarono numerosissimi attestati di solidarietà. “I più toccanti – ricorda la giornalista – erano dei rappresentanti delle istituzioni e di alcuni abbonati. Alcuni lettori sono venuti appositamente in redazione a manifestarmi la loro vicinanza umana. E’ una cosa che non dimenticherò mai”.
Invece l’atteggiamento di indifferenza di qualche collega l’ha ferita: “Ricordo che uscendo dalla questura, dove avevo presentato l’ennesima denuncia, incontrai un collega che mi disse: ‘Per caso hai litigato con qualche condomino?’ Io, nel mio editoriale, avevo già spiegato con chiarezza che gli insulti erano collegati alla mia attività professionale”.
L’unico quotidiano locale ha completamente ignorato la notizia dello stalking. e i successivi messaggi di solidarietà. Ha pubblicato solo quello del coordinamento provinciale del Pdl che, evidentemente, non poteva essere oscurato, essendo il direttore ed editore del quotidiano anche consigliere regionale del Pdl…
Intanto il “lettore scontento” continua indisturbato la sua morbosa forma di persecuzione. Non c’è modo di scoprirlo. “In questi mesi – racconta la giornalista – ho scoperto che ci sono ancora delle cabine telefoniche pubbliche da dove si può telefonare senza essere identificati. E’ persino possibile registrare un messaggio telefonico che sarà mandato in un secondo momento. Quando è in arrivo uno di questi messaggi, il telefono squilla ad intervalli regolari, fino a quando non si risponde e il messaggio viene finalmente recapitato”.
“Non ho paura”, dice Danila De Lucia. Ma appare psicologicamente provata da questa terribile esperienza: “Sono molto colpita dal fatto che questo signore continua imperterrito a prendermi di mira da quasi 500 giorni. Persino un maniaco dopo tanto tempo dovrebbe essersi stancato. Poiché quella sgradevole voce continua a vomitare insulti, mi sono convinta che ci sia qualcuno dietro a tirare le fila. Magari un personaggio politico a cui il nostro giornale non riserva molta attenzione. L’ho spiegato anche al magistrato che inizialmente si è interessato al caso. Il suo approccio, francamente, non mi è piaciuto”.
Adesso il direttore di “Messaggio d’Oggi” ha smesso sporgere più denunce: “A che servono? Ormai la mia vicenda è nota agli inquirenti. Mi hanno consigliato di rivolgermi ad un investigatore privato, ma io non credo che lo farò. Nonostante tutto, credo ancora nelle istituzioni pubbliche, che hanno a disposizione gli strumenti necessari per individuare il mio persecutore. Vorrei tanto guardarlo negli occhi e chiedergli: perché tanto accanimento contro di me?”.
Billy Nuzzolillo per Ossigeno