Benevento è una città ripiegata su se stessa, spesso talmente consapevole dei propri limiti e difetti da risultarle naturale guardarli in faccia senza vederli. Benevento è una città dove un problema, un fenomeno negativo, una piaga, possono mettere radici per anni, anche decenni, senza che quasi nessuno muova un passo per segnalare, discutere, provvedere, intervenire per ristabilire la normalità e il meglio. Una caratteristica non meridionale, non italiana, ma prettamente e tipicamente beneventana. Un gene che abbiamo solo noi nel sangue, o almeno questo possiamo immaginare ed intuire pur non potendo conoscere tutte le città ed i cittadini del mondo.
Una cosa però è certa: i beneventani hanno bisogno di zone franche, di spazi grigi, di terre di nessuno, dove poter dare sfogo ai risvolti cattivi del proprio “essere”, senza, come già osservato, che nessuno (nemmeno loro stessi) sia in grado di accorgersi delle incrinature, delle storture presenti in loro e su di loro. Nei beneventani e su di essi, ossia dentro e fuori, nell’essere e nell’apparire.
Discariche abusive. Un binomio linguistico che per anni non ha trovato spazio nei discorsi comuni dei beneventani, sulla stampa, negli atti degli enti territoriali (o in quest’ultimo caso, ha trovato spazio limitatissimo). Eppure quello delle discariche abusive a Benevento è da tempo immemore in tutto e per tutto un fenomeno. Una piaga esistente, effettiva, reale, concreta e tangibile. Solo che nascosta, tenuta nascosta ed oscurata proprio per asservimento a quella esigenza già detta: i beneventani si autoconcedono una zona franca dove poter fare quello che vogliono indisturbati, un po’ come raccogliere la polvere sotto un tappeto invece che disfarsene.
E così accade che il fenomeno delle discariche abusive non venga affrontato per anni, decenni. Relegato negli angoli bui delle contrade e nelle stradine dimenticate in periferia, come i luoghi dove proprio le discariche abusive si sono sempre e ciclicamente formate. Come se quelle fossero per davvero zone franche, perimetri ben definiti di terra di nessuno, dove perciò non era necessario muovere alcun dito ed intervenire. Un grave danno, la conseguenza di ciò. Non solo per il territorio e la salubrità dell’ambiente (bene di altissima rilevanza costituzionale), ma anche per il civismo e la sensibilità dei cittadini, che abituati per anni a vedere e girare lo sguardo dall’altra parte hanno finito per sporcare sempre di più e sempre più impunemente.
All’alba del secondo decennio degli anni 2000, per l’esattezza nel 2009, qualcosa cambia. Un gruppetto di giovani, all’inzio solo due, decidono di imbarcarsi in un’avventura che neppure loro sapevano dove avrebbe potuto portarli. Si danno nome “Benevento Città Racconta”, aprono un blog e il loro primo servizio di denuncia civica (in effetti un vero e proprio reportage giornalistico) riguarda una piccola discarica abusiva in pieno centro città. Vista da tutti, notata da nessuno, ripulita saltuariamente dall’ASIA ma sostanzialmente mai con l’impegno necessario per arginare un vero e proprio fenomeno. I giornali non ne parlano, non ci fanno caso, le necessità percepite sono altre.
Ebbene, io che ero e sono tra quei due giovani che hanno creato dal nulla Benevento Città Racconta (l’altro è Giovanni Quaranta) posso dire senza temere di risultare di parte che il contro-fenomeno, quello della denuncia delle discariche abusive in città, è nato con Benevento Città Racconta. E’ nato con noi, lo abbiamo innescato noi con coraggio ed impegno costante.
E’ bene ricordarlo, oggi che fortunatamente la gran parte dei giornali locali badano con una certa attenzione al fenomeno non ancora arginato delle discariche abusive in città. Oggi che è in corso una vera e propria “caccia alla discarica abusiva”, è come se la città avesse bypassato la fase del ricordo, dimenticando chi diede la scossa ad una situazione vergognosamente silente. E i giornali stessi, anche quelli che da sempre censurano alla bene e meglio l’impegno e l’attività di Benevento Città Racconta, ora si fanno vanto di poter segnalare sporcizia e degrado, a modo loro e per propri fini. Primi o secondi che siano.
Noi di Benevento Città Racconta di fine ne abbiamo sempre avuto uno solo, e ci impegneremo affinchè sempre così sarà. Forse è proprio questo il prezzo da pagare per essere stati pionieristici in un’attività che non garantisce guadagni nè celebrità, ma solo rischi e tempo libero che trascorre via per sempre. Il prezzo dell’indipendenza e della libertà, quelle vere che non sono solo parole.
Simone Aversano
dal blog “Raccontare la città” su BCR Magazine