La presentazione del libro “La Peste” organizzata ieri da Sanniopress è stata l’occasione per tornare a discutere dei 127 dipendenti dei tre Consorzi della provincia di Benevento che non percepiscono lo stipendio perché sono stati posti in Cassa Integrazione, contrariamente a quanto accade nel resto della Campania. La decisione è stata assunta dagli attuali Commissari perché i comuni non li hanno utilizzati per la raccolta differenziata in modo da giustificare l’appalto del servizio a ditte private.
Eppure la Corte dei Conti, con una recente sentenza, ha condannato gli ex amministratori del Consorzio BN 1 per “mala gestio” proprio perché non hanno adoperato a pieno quei lavoratori, pur avendo la autorità per farlo. Lo stesso obbligo avevano, ed hanno ancora, i Commissari dei tre consorzi che di certo non possono giustificarsi sostenendo di aver trovato una situazione incancrenita.
Per la verità il commissario del Consorzio BN1, a maggio scorso, ha presentato un documento nel quale aveva previsto la assegnazione di 33 lavoratori all’ASIA di Benevento e gli altri nei diversi comuni in proporzione alle quote associative, ma poi ha rinunciato a sostenere tale decisione dichiarando la “crisi aziendale” con la messa in cassa integrazione dei propri dipendenti. La decisione è stata concordata con vari amministratori di ambedue gli schieramenti politici i quali sperano che in tal modo si eviti di scavare troppo per capire di chi sono le responsabilità per la mancata utilizzazione dei lavoratori dei consorzi. Ma la cassa integrazione rimane una soluzione assai controversa perché non si concede a tutti dipendenti dei consorzi, ma solo a quelli in esubero. Secondo Cimitile questa decisione sarebbe stata addirittura riconosciuta dal TAR, ma il presidente della Provincia si sbaglia perché i giudici amministrativi non si sono affatto pronunciati in proposito. C’è una sentenza di un giudice del lavoro di Benevento che sembra indirettamente ammettere la Cassa integrazione per quei lavoratori, ma un nuovo giudizio è in corso e la stessa Regione Campania, a dimostrazione della complessità della questione, ancora non si pronuncia attendendo altri atti dai commissari dei consorzi.
E però, se per i motivi appena esposti si comprende perché i rappresentati politici del Sannio si sono tanto affezionati alla Cassa Integrazione, non si comprendono le ragioni che portano anche CGIL- CISL e UIL ad intestardirsi nel sostenere questa ipotetica soluzione al punto da adombrare l’idea che tutti quelli contrari facciano parte di una congiura, di cui non si comprende la finalità, orchestrata da qualche sindacalista napoletano e qualche avvocato sannita. E’ risaputo invece che si grida al complotto e si inventano campagne contro i “nemici dei lavoratori” quando non si vogliono spiegare le ragioni delle proprie scelte. I sindacalisti della triplice farebbero bene, ad esempio, a chiarire perché non hanno chiesto che i lavoratori dei consorzi fossero utilizzati dall’ASIA per la raccolta differenziata a Benevento. Per garantire il servizio, l’azienda dei rifiuti ha impiegato i lavoratori interinali spendendo la bellezza di 580.000 (cinquecentottantamila) euro, nel solo anno 2010, fermo restando l’obbligo del Comune di versare altri 500 mila euro al Consorzio BN1 per pagare gli stipendi dei dipendenti non utilizzati. Insomma, questo giochino è costato ai contribuenti beneventani più di un milione di euro, ma i sindacalisti confederali non gridano allo scandalo.
Gabriele Corona – presidente di Altrabenevento