(Sannio Week) – Partire ed abbandonare la propria terra, le proprie origini anche solo per un mese piuttosto che per una vita, è un gesto coraggioso ma al tempo stesso rischioso. Si rischia di essere definiti “terroni”, di incappare in pensionati che ti chiedono se veramente Napoli si sia trasformata in un cumulo di sacchi neri. E pensare che Napoli è il golfo, il Vesuvio, il sole, il babbà con la panna, la sfogliatella, la tarantella… Ogni volta è sempre più pericoloso sfogliare un giornale di cronaca campana o sannita. Non si sa mai quali e, soprattutto, quante notizie negative si potranno leggere, ammesso che ce ne siano. Di notizie.
La mano della criminalità non è tozza, è sempre più lunga e meschina. Riesce a “schiaffeggiare” ed a sbaragliare i diritti degli uomini. La colla che tiene o teneva i pezzi del puzzle di questo mondo sembra proprio non reggere più. L’ultimo pezzo che qualcuno sta cercando di scollare è quello dell’informazione. L’ennesimo caso in Italia è quello della beneventana Danila De Lucia, direttore di “Messaggio d’Oggi”, madre di famiglia, vittima da oltre un anno di messaggi intimidatori con ritagli di giornale e telefonate anonime. Ma fin quando il dado delle minacce è lanciato da persone esterne, è normale pensare o a qualche nullafacente annoiato, che in qualche modo doveva pur trascorrere le sue giornate, o a quella dura catena della criminalità che non vuole proprio saperne di spezzarsi e che vuole impedire la pubblicazione di notizie sul malaffare. Al contrario, quando la “talpa” è tra gli stessi giornalisti …. beh, la situazione è più incresciosa, strana. Fa ridere e piangere allo stesso tempo. Fa pensare che stiamo degenerando. Fa pensare che ci siano ben poche possibilità di continuare ad essere liberi. Fa soprattutto pensare che le notizie vere siano poche e che le altre siano imbavagliate o, peggio ancora, veicolate dai “potenti”, da coloro che preferiscono che certe cose non debbano sapersi perché troppo scomode. E allora non resta che chiedersi quali siano le vere notizie e, soprattutto, di quante i “comuni mortali” non ne siano a conoscenza. Il vero giornalista è colui che è mosso da una sete di verità e giustizia. E’ spinto da una curiosità ponderata, veritiera, leale. Il vero giornalista segue la realtà, non l’abbandona, la cerca, la capovolge, la giudica, le tiene il fiato sul collo. La realtà è l’aria che respira, i suoi passi, i suoi sogni ed incubi. Il vero giornalista “sposa” la realtà e l’informazione ogni giorno per poi servirla su un piatto d’oro alla comunità. L’obiettivo della sua missione non è quello di vendere più copie o di fare più audience, ma di dare informazioni coerenti con i fatti, di rassicurare la comunità che è sempre più vittima dei cambiamenti di scena dello spettacolo “vita”.
Ma fino a quando sarà possibile tutto questo? Per quanto ancora i giornalisti dovranno fare da scudo ai colleghi minacciati? A cosa serve alla fine imbavagliare o dirigere la stampa dall’alto, se la comunità non è cieca e sa che il malaffare sono parte della nostra terra? Questo mondo (noi siamo il mondo eppure spesso ci limitiamo a lamentarci!) tappa le ali, impedisce di realizzare sogni e di esprimersi. E tra un pò impedirà anche di dare informazioni. Nella mente di qualcuno i giornalisti dovrebbero diventare tutti burattini di una patetica scenetta di un Mangiafuoco vigliacco, che non si smaschera. Ma ce la immaginiamo una vita senza informazione ed informatori?
Carola Ruggieri