di Giancristiano Desiderio
Quando volete sapere qualcosa su – per dirla con Vergineo – Benevento e dintorni cosa fate? Non credo di sbagliare se dico che fate un giro sulla Rete. Almeno per due motivi: primo perché l’avete a portata di mano, secondo perché siete sicuri di leggere la notizia. Può capitare, infatti – e sarà accaduto a voi come è regolarmente successo a me – di acquistare i giornali e di non trovare un rigo che sia uno sulle notizie più importanti di politica e di attualità e, delusi, può capitare – e sarà accaduto a voi come è normalmente capitato a me – di seguire questo o quel telegiornale cittadino e non imbattervi mai nella notizia che vi interessa. La rete, invece, da questo punto di vista – anzi, da questo punto di lettura e informazione – non delude. Magari avrà altri difetti – come ogni cosa mondana – ma sulla circolazione delle notizie, beh, quelle ce le trovate. Tuttavia, non credo di sbagliare se dico che Billy Nuzzolillo nella sua nota intitolata “Anche nel Sannio la Rete spezza il silenzio dei media tradizionali” intende dire qualcosa in più rispetto al tema della innovazione dell’informazione per via telematica.
Diciamo le cose come stanno senza finzioni: il “caso Guarino” è stato censurato dalla stampa e dall’informazione locale. Pochi hanno ritenuto di “dare la notizia” e, quando lo hanno fatto, l’hanno data liquidandola in due righe e buonanotte. Perché? Si possono considerare varie ragioni o spiegazioni ma a volte credo che le notizie siano date – quando sono date – e ritirate nell’arco di un giorno semplicemente perché non c’è abitudine a individuare la notizia per contribuire alla discussione pubblica delle cose che vanno citate e agitate.
L’esempio del “caso Guarino” non è l’unico: si possono considerare altri “casi” come l’inchiesta Zamparini e gli arresti degli avvocati con le truffe ai danni dei disabili e persino le notizie politiche. Se ho citato il “caso Guarino” è perché è quello più eclatante e significativo: gli arresti di giornalisti nella storia dell’Italia repubblicana si contano sulle dita di una sola mano, ma nonostante Gianluigi Guarino sia sannita e abbia diretto “il primo quotidiano di Benevento” la notizia del suo arresto e la sua detenzione a Capodimonte sono state considerate e valutate più a Milano che a Benevento. Sulla carta, perché – e qui è il punto – se si va in Rete la notizia è stata data e discussa e la doverosa battaglia civile di Sanniopress ha anche dato i suoi buoni e ragionevoli frutti, che speriamo di poter raccogliere al più presto salutando con gioia Gianluigi Guarino in libertà.
Billy Nuzzolillo ha un giudizio molto positivo del giornalismo in Rete, mentre io credo che la funzione della carta stampata, legata com’è alla storia politica degli ultimi due secoli, abbia ancora da svolgere un ruolo importante. Leggere il quotidiano nella piazza cittadina è bello e piacevole e il più comodo dei computer non riuscirà mai a sostituire la flessibilità della carta, anche per avvolgere il pesce e l’insalata.
Ma il caso delle notizie non date, nascoste, censurate, dimenticate, non individuate a me pare sia proprio questo: Benevento è una città senza “piazza”. Per cercare una piazza per discutere ed esercitare lo spirito critico, che è la fonte della libertà, non bisogna più andare in edicola ma sedersi alla scrivania di casa o dell’ufficio. La rete è una risorsa, soprattutto se la si fa funzionare con le care vecchie regole del “giornalismo tradizionale”. La Rete è la piazza invisibile ma – che volete – a me le piazze piacciono con le chiese, i palazzi, i municipi, i volti perché è qui, in piazza, che è nato il gusto della discussione e della libertà. Ma la piazza visibile è vuota.