Dal 9 luglio l’ex direttore del Corriere di Caserta Gianluigi Guarino è detenuto nel carcere di Benevento e, salvo nuove decisioni della magistratura, fino a metà settembre da lì non si muove. Il 9 settembre scadono i primi sessanta giorni di galera (la pena ancora da scontare sarà quindi di due anni e undici mesi rispetto agli iniziali tre anni e un mese) e il suo nuovo legale, Raffaele Gaetano Crisileo, potrà presentare al presidente del tribunale di Sorveglianza di Napoli, presieduto in prorogatio da Angelica Di Giovanni, la richiesta di affidamento ai servizi sociali.
La vicenda è nota: Guarino, dal 2002 al 2007 direttore del Corriere di Caserta, per articoli pubblicati tra il 2004 e il 2005 ha subìto in primo grado cinque condanne per diffamazione per “omesso controllo” e, con gravissima colpa, contro le condanne non ha presentato appello, facendole diventare definitive. L’ultima, definitiva dal maggio scorso, ha fatto salire la detenzione complessiva da scontare a tre anni e un mese, pena che ha ‘costretto’ il sostituto Vincenzo Montemurro della Procura di Salerno, provincia nella quale si stampa il Corriere, a spedirgli i carabinieri a casa.
Al di là delle citate e evidenti responsabilità di Guarino, la domanda è: si può andare in galera per un reato di opinione? Esistono pene o sanzioni alternative per punire chi è responsabile di diffamazione? Evidentemente la risposta alla prima domanda è sì, se si giudica dall’attenzione che la stampa regionale e nazionale ha dedicato alla notizia: qualche lancio d’agenzia e pochi articoli. Del resto in galera c’è un giornalista sannita, direttore di una piccola testata casertana on line, che ha anche l’etichetta ‘nazionale’ di cronista politicamente non corretto dopo gli attacchi ricevuti dallo scrittore Roberto Saviano (prima al festival della Letteratura nel settembre 2008 a Mantova e poi, sei mesi più tardi, alla trasmissione ‘Che tempo che fa’ condotta da Fabio Fazio) per i titoli giudicati filo camorra pubblicati quando dirigeva il Corriere di Caserta.
Tra le reazioni, o non reazioni, all’arresto di Guarino, vanno rimarcate le scelte dei vertici degli organismi di categoria: pilateschi i dirigenti della Fnsi, silenti quelli dell’Ordine nazionale (presidente Enzo Iacopino, segretario Giancarlo Ghirra). A dieci giorni dall’arresto le agenzie hanno diffuso una nota della
Roberto Natale e Franco Siddi
Fnsi per dire che “l’arresto del giornalista campano Gianluigi Guarino per diffamazione a mezzo stampa impone una seria riflessione sulla necessità di intervenire sulla legge attuale”. L’impegnativa dichiarazione, che non è firmata né dal segretario Franco Siddi né dal presidente Roberto Natale, continua auspicando che “in Italia, così
come in altri Paesi dell’Europa, per il reato di diffamazione a mezzo stampa si annulli la pena detentiva anche nel caso di somma di condanne”. Poche righe generiche, sottoscritte anche dalla Associazione napoletana della stampa, nelle quali viene persino sbagliata la testata di Guarino: ‘Giornale di Caserta’ invece di ‘Corriere di Caserta’.
Intanto Guarino, racconta il suo legale, in cella con altre quattro persone (tra cui un avvocato civilista), ha iniziato a scrivere un libro sulla vita dei detenuti nella casa circondariale di Benevento. Un libro che l’avvocato Crisileo spera di fargli completare fuori dal carcere. “Ho recuperato le cinque sentenze di condanna – dichiara a Iustitia – e ho presentato al giudice del tribunale di Salerno che ha emesso l’ultima condanna la richiesta di un’udienza della “continuazione”, che è stata fissata, in piena sessione feriale, al 10 agosto.
Chiedo che sulla pena più alta, un anno di reclusione, il giudice applichi la continuazione del reato, stabilendo i mesi da aggiungere per le altre sentenze. Se verrà accolta la richiesta della continuazione, la pena definitiva sarà in ogni caso inferiore ai tre anni e Guarino potrebbe lasciare subito il carcere”.
FONTE: IUSTITIA