di Giancristiano Desiderio
La notizia dell’arresto di Gianluigi Guarino giunge il giorno dopo lo sciopero dei giornalisti e degli editori contro la cosiddetta “legge bavaglio”. A Benevento e in Campania i giornalisti hanno aderito con convinzione alla giornata di sciopero per difendere il diritto di cronaca e ora è bene che con la stessa convinzione facciano sentire non il loro silenzio, ma la loro voce per difendere chi ha consumato se stesso nell’esercizio della cronaca e del faticoso lavoro giornalistico. Il giornalista beneventano, che da un decennio con varie esperienze editoriali lavorava a Caserta, sta pagando colpe che non ha commesso e, siccome lo conosco, so per certo che le uniche cose che gli si possono imputare sono la passione estrema per il suo lavoro e la smodata generosità. La “responsabilità oggettiva” di Gianluigi, al di là di una norma antiquata e incredibile del codice, è solo questa.
I giornalisti beneventani, in modo particolare, hanno il dovere di far sentire la loro voce e di chiarire con le armi della critica e della discussione il “caso Guarino”. Chiunque pratichi il giornalismo a Benevento deve qualcosa a Gianluigi Guarino in quanto primo direttore di un quotidiano cittadino – Il Sannio – che quando nacque poteva contare solo su poco pane, tanto amore e tantissima fantasia. Nei primi due anni e mezzo in cui fu direttore senza contratto alcuno di quel giornale, Gianluigi mise tutto se stesso senza risparmiarsi: poteva contare su tanto volontariato ma non su una redazione, poteva contare su notizie sparse ma non su agenzie, poteva contare su una tipografia ma non su un editore. Non poteva di certo contare su Internet e il meraviglioso mondo elettronico di oggi. Eppure, ogni giorno Gianluigi faceva il suo giornale. Se oggi Benevento ha ancora un quotidiano cittadino lo si deve a quei due anni e mezzo in cui Gianluigi tra sudore, lacrime e merda spediva ogni notte le pagine in tipografia. Gli subentrai alla guida del giornale e cercai, in circa nove mesi, di dare una organizzazione alla redazione nel tentativo di costruire una macchina di montaggio delle notizie e delle idee. Ma chiunque sia venuto dopo il lavoro di Guarino si è potuto avvalere del frutto del suo “spirito animale” che era riuscito nella prima e necessaria impresa: esistere. Chiunque è venuto dopo gli deve qualcosa. E’ venuto il momento di ridargliela.
Oggi che Gianluigi è incredibilmente in carcere posso dire con certezza: io so perché lo hanno arrestato. Perché consumato dal lavoro, guidato dalla passione, interessato alle pagine quotidiane ha trascurato le carte legali e non ha potuto fare affidamento su un editore. Gianluigi è privo della libertà perché ha creduto di potersi e doversi difendere solo esercitando il mestiere del cronista. Ma questo, caro Gianluigi, non è un Paese per cronisti. E’ un Paese per le carte bollate. E’ il Paese delle “carte a posto”.
Gianluigi Guarino non si è difeso. Difendiamolo noi promuovendo una campagna stampa in suo favore. E’ una giusta battaglia civile.
sottoscrivo l’appello per la liberta’ di gianluigi
non ho capito perché è stato arrestato, non è mica quel “giornalista” che ha diffamato Roberto Saviano? magari i tre mesi gli servono per riflettere…