A volte è difficile tenere traccia delle cose che accadono e degli argomenti d’attualità più rilevanti, in questa nostra città, senza inevitabilmente cadere nella confusione. E’ lecito in questo momento storico interessarsi alle tematiche della legalità e della lotta alla criminalità organizzata, visti gli attacchi, ormai indiscutibili, che anche Benevento e il Sannio stanno subendo. Omicidi di camorra, intimidazioni e incendi dolosi, sempre maggiore estensione delle piaghe dell’usura e delle estorsioni, sono soltanto alcuni degli elementi-chiave che indirizzano legittimamente ad avere un occhio attento a certe dinamiche. Ed anzi, si può sperare che sempre maggiore attenzione venga rivolta a tali fenomeni da sempre più cittadini.
Ma come si diceva, a Benevento è difficile tenere traccia di tutto quello che accade, senza andare nel caos e non capirci più niente. Centra poco, a volte, la questione che lo stesso concetto di legalità è difficilmente configurabile, e che spesso si incespica e ci si fraintende anche su quello. Facciamo finta che siamo tutti d’accordo su cosa sia la legalità: alzi la mano chi ha chiare le idee sulle persone che poi dovrebbero giudicare in quali casi e da chi la legalità è stata applicata correttamente. E pare di vedere alzata solo qualche manina troppo entusiasta e un po’ ingenua, per il resto è ovviamente calma piatta.
Ciò non impedisce a qualcuno, sia esso perdigiorno o semplicemente troppo attento, di voler riflettere su singoli episodi in cui si parla della legalità, la si sbandiera, ma poi bisogna ancora dimostrare se effettivamente la si stia rispettando.
Prendiamo il caso del paniere. Si dirà: “Cosa c’entra un paniere adesso?”. Risposta: “Non c’entra niente infatti”. Ed è proprio questo il punto. Mentre accade quello che accade a Benevento, succede anche che un rappresentante “e mezzo” di un’istituzione locale ricevano un paniere da parte di alcuni rappresentanti di un gruppo presente sul territorio. La domanda ritorna: “Cosa c’entra un paniere con la legalità?”. E la risposta si ripete: “Nulla”. Bisognerebbe andarlo a chiedere a quel rappresentante “e mezzo”, ma forse ancor di più a quegli “alcuni” portavoce del gruppo che il paniere l’ha consegnato. Bisognerebbe prenderli di faccia e dirgli: “Scusa, eh? Ma che cosa si vuol dimostrare con questo paniere senza null’altro?”. Difficile prevedere una risposta plausibile, ma una cosa è certa: finchè a Benevento ci si scambieranno panieri, ceste e sacchetti, sulla strada della legalità siamo tutti fermi. Anzi, procediamo a passo svelto all’indietro.
Una soluzione a breve termine forse c’è: convincere sempre più gente del campo che a raccontare di simili episodi si sprecano carta e inchiostro, parafrasando il sempreverde ed azzeccatissimo detto popolare.